Università degli Studî Suor Orsola Benincasa
Università degli Studi di Bologna
Sopritendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani
Straordinari ritrovamenti nella missione archeologica a Pantelleria del Suor Orsola Benincasa
La Missione archeologica dell'Università di Napoli Suor Orsola Benincasa, che opera a Pantelleria sotto la direzione di Massimiliano Marazzi e Sebastiano Tusa in convenzione con la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani e in collaborazione con l'Università di Bologna, ha svelato con le sue ricerche usi e costumi degli antichi abitanti dell'isola.
Pantelleria, da sempre crocevia marittimo del Mediterraneo, rappresentava nel II millennio a.C. (ca. 1800-1600 a.C.) uno snodo marittimo nelle navigazioni che collegavano il Nord'Africa alle coste italiane. I reperti archeologici venuti alla luce nell'abitato di grandi capanne in corso di scavo sul promontorio di Mursia, testimoniano di collegamenti con il delta del Nilo, l'isola di Creta, la Sicilia e gli arcipelaghi tirrenici. In quest'epoca sorgevano sull'isola dei monumenti funerari molto particolari: i Sesi; una sorta di grandi torri circolari, costituite di grandi blocchi di pietra lavica che potevano raggiungere altezza e diametro di svariati metri, sui cui paramenti esterni si aprivano tutt'intorno stretti corridoi che portavano alle celle funebri racchiuse nel cuore dell'edificio. Oltre cinquanta di tali manufatti sono stati fino a oggi individuati. Su uno di essi, conservato soltanto per la sua parte inferiore, ma ancora inviolato e collocato sul mare, a poca distanza dall'abitato in corso di scavo, si è concentrata ormai da qualche anno l'attenzione degli archeologi dell'Università campana, i quali, anche grazie alle collaborazioni di cui si avvale il Centro di Ricerca Euromediterraneo per i Beni Culturali dell'Ateneo, stanno sperimentando nuove e innovative tecniche di rilevazione per la costruzione di modelli di studio tridimensionali.
Da una delle celle funerarie indagate gli scorsi anni, oltre al corredo di vasi d'argilla si erano ritrovate due splendide perle in cristallo di rocca che facevano certamente parte degli oggetti di prestigio tumulati assieme alla salma. Ma le scoperte più interessanti sono avvenute proprio in questi ultimi giorni.
"Da due corridoi di accesso alle celle funerarie - spiega Massimiliano Marazzi, coordinatore del settore archeologico del corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali del Suor Orsola - sono emersi i resti dei pasti rituali e dei sacrifici che dovevano accompagnare la deposizione delle salme e la chiusura delle sepolture: alle di ossa di bovini e di ovini, che testimoniano della consumazione delle carni, si associa un ricco repertorio di resti di pesci, segno che già da allora la pesca doveva rappresentare un elemento importante nell'economia alimentare della popolazione. D'altra parte proprio da una capanna dell'abitato (battezzata dagli archeologi come la "capanna del pescatore") erano già venuti alla luce diversi ami in metallo. Ma l'elemento più interessante è rappresentato dalla ricchezza di resti di volatili (fra i quali alcuni passeriformi), certamente da connettere con pratiche sacrificali e con rituali che si dovevano svolgere in occasione del funerale e che trovano ampi confronti nei culti ctonii delle antiche popolazioni del Mediterraneo".
Infine, proprio durante le ultime giornate di scavo, l'équipe degli archeologi ha fatto una scoperta sensazionale: l'individuazione di una grande cella funebre a forma di cupola, completamente inviolata. E' un caso eccezionale, poiché fino a oggi, nella storia degli scavi a Pantelleria, era stata individuata e scavata solo una tomba dell'età del Bronzo intatta. Questa scoperta permetterà, tra l'altro, di studiare, attraverso la determinazione del DNA dell'inumato le caratteristiche della comunità pantesca in questo periodo di intensi scambi fra l'Africa, l'Oriente mediterraneo e le isole del Mediterraneo centrale.
La missione di quest'anno è stata altresì occasione per consolidare nei lavori sull'isola da parte del Centro Interistituzionale Euromediterraneo dell'Università Suor Orsola Benincasa, sorto nel 2004 per la diffusione nei paesi del Mediterraneo del know-how delle Istituzioni e delle PMI campane nel settore delle tecnologie applicate ai beni culturali, tutta una serie di procedure altamente sofisticate per la rilevazione dei monumenti antichi. In particolare, si è proceduto, utilizzando diverse tipologie di scanner da campo, alla rilevazione tridimensionale dell'intera area, con le sue abitazioni e le opere murarie megalitiche di difesa. Si sono potute altresì sperimentare nuove forme di fotografia digitale adatte ad arricchire le informazioni dei sistemi informatizzati di controllo territoriale.
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