Università degli Studî Suor Orsola Benincasa
Napoli Teatro Festival Italia
Incontro con Peter Brook e Marie-Hélène Estienne
Napoli, martedì 28 maggio 2013 ore 12,00
Sala degli Angeli, via Suor Orsola 10
"Ogni volta, per un'opera e un autore, pretendono che ci sia una motivazione. Qual è? Mi piace, voglio farlo, ecco tutto. Si lavora con il cuore e l'intuito, no?". Così Peter Brook parla della sua nuova regia, tratta da un sofferto racconto di Samuel Beckett, scritto prima in francese e poi in inglese: Lo spopolatore. Il debutto sarà a Napoli, "città vibrante, dove si lotta per vivere, splendida".
Un amore ricambiato, quello tra il capoluogo campano e il regista inglese, da cui nasce uno spettacolo in lingua tedesca con sottotitoli in italiano, realizzato per l'edizione 2013 del Napoli Teatro Festival Italia. Un mese di prove all'ombra del Vesuvio, secondo il modello delle "residenze creative", scelto dal direttore della rassegna, Luca De Fusco, come cifra distintiva di questa edizione. Una prima mondiale con Miriam Goldschmidt in programma il 6 giugno al Teatro Sannazaro, scelto da Brook per l'ambiente raccolto. "Quando si parla di Beckett - spiega il regista - si dice solo quanto sia pessimista. Ed è proprio questa parola che voglio approfondire. Penso, invece, che a infastidire sia la sua onestà. Non c'è nulla di più positivo delle opere di Beckett. Sono positive la cura, l'amore, e il valore che dà a ogni dettaglio. Come un artigiano, crea veri gioielli letterari. È un assoluto perfezionista e chiunque abbia a cuore la perfezione crede in un ideale, perciò non può essere una figura negativa, tutto qui".
Nessuna anticipazione sullo Spopolatore. "Sul palco ci saranno sicuramente delle scale", assicura qualche insider, il resto sono voci di camerino che sconfinano nel cult: "Come potranno mancare i tappeti? Brook li adora, li vuole ovunque". In realtà è solo lì, in scena, che, come sempre, sarà decisa ogni cosa, le luci, i suoni utili a creare l'ambiente immaginato da Beckett: un cilindro di 50 metri di circonferenza e 16 metri di altezza abitato da esseri in cerca di una via d'uscita. Con attori impegnati in frenetici sali e scendi e altri sul pavimento, così persi da rimanere immobili. Il tutto senza svolazzi, in tipico stile Brook, fatto da scenografie, costumi essenziali e grandi Bukara. Il resto è immaginazione: "Il muscolo più importante che abbiamo".
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