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Dialoghi sulle mafie

 

 

 

Napoli, 16-19 marzo 2016
Complesso San Domenico Maggiore

 

 

 

"Mafie italiane e Mondo". Questo il filo rosso della seconda edizione dei Dialoghi sulle mafie.

Una riflessione a tutto campo con l'ambizione di guardare alle mafie italiane dentro un orizzonte più ampio: poteri che trascendono i confini regionali e nazionali per farsi globali. La labilità dei confini tra economia legale e scambi criminali, il saldarsi degli interessi mafiosi con i crimini dei colletti bianchi, la creazione di network e di joint venture tra terrorismo e mafie, grandi Paesi ostaggio del narcotraffico e della corruzione degli apparati statali richiedono nuove risposte per sconfiggere le mafie.

La sfida che il potere mafioso lancia è ormai di portata enorme per la stessa tenuta democratica di intere aree del mondo. Essere all'altezza di una simile sfida è quanto mai necessario. Istituzioni e società civile, repressione e prevenzione, grandi investimenti sociali e produttivi sono solo alcune delle armi a disposizione. Il ripensamento delle ricette proibizioniste, della guerra santa dichiarata ormai da quaranta anni al narcotraffico apre nuovi terreni di iniziativa per colpire il cuore del potere mafioso.

 

Una riflessione collettiva, un'occasione di confronto tra tante voci diverse eppure unite dalla volontà di combattere le mafie: docenti, imprenditori e mondo dell'associazionismo e del volontariato laico e religioso, italiani e stranieri. Magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine, rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico, giornalisti, scrittori.

 

Dialoghi sulle mafie si avvia a diventare un appuntamento stabile, occasione permanente di confronto sui temi più spinosi delle lotte alle mafie.

 

 

 

Mercoledì 16 marzo 2016
ore 16,30

Saluti

Lucio d'Alessandro
Rettore dell'Università degli Studi Suor Orsola Benicasa

Intervento introduttivo

Luigi De Magistris
Sindaco di Napoli

Come gli scrittori vedono le mafie

Coordina

Gennaro Carillo
Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Partecipano

Maurizio De Giovanni e Diego De Silva

Cinque minuti di lettura

Rosaria De Cicco legge Maurizio De Giovanni

A partire dal maxi processo di Palermo e soprattutto dopo l'assassinio di Falcone e Borsellino l'industria culturale italiana ha dedicato grande attenzione alle mafie. Il crimine organizzato è diventato un tema privilegiato per il cinema, la televisione, la letteratura. È un fatto davvero importante, mai verificatosi con una tale intensità nella storia del nostro Paese. Per le arti visive il bilancio è in chiaro scuro: a fronte di una produzione sterminata che risponde ad una positiva crescita dell'interesse dell'opinione pubblica, troppi appaiono gli stereotipi con cui sono rappresentate le mafie (ora come frutto esclusivo dell'arretratezza meridionale, ora come prodotto di ritardi culturali, ora come fatto esclusivamente criminale). La letteratura "alta" riesce invece a dar conto della complessità di un fenomeno come quello mafioso e del suo permanente intreccio con la storia del nostro paese, con l'economia e la società? Il modo in cui le mafie sono rappresentate dalla letteratura aiuta a comprendere e dunque a combattere il radicamento delle strutture mafiose? Sciascia è forse un caso isolato nel panorama culturale italiano?

 

Mercoledì 16 marzo 2016
ore 18,00

Che sta succedendo nella camorra napoletana?

Coordina

Enzo D'Errico
Direttore del Corriere del Mezzogiorno

Partecipano

Giovanni Colangelo
Procuratore capo di Napoli

Tano Grasso
Presidente onorario Fai, federazione antiracket italiana

Don Angelo Berselli
Parroco di Forcella

Cinque minuti di lettura

Rosaria De Cicco legge Diego De Silva

Piazze dello spaccio e business delle estorsioni furiosamente contese a colpi di pistola e kalashnikov. È la tragica ripetizione di guerre di camorra del passato? O c'è qualcosa di terribilmente nuovo?

I vuoti di potere nella camorra, determinati dall'azione della magistratura e dalle forze dell'ordine, sono riempiti da boss ragazzini. Bande e gang senza gerarchie precise si inseriscono nei circuiti dello spaccio e delle estorsioni. La guerra tra clan emergenti è segnata, oggi più che mai, da un uso incontrollato della violenza e dal sangue versato da giovanissimi. Oggi più che mai appare necessario accompagnare l'azione giudiziaria e repressiva a nuove e grandi iniziative sul piano produttivo, civile e sociale, insieme ad un nuovo protagonismo della società civile napoletana.

 

Giovedì 17 marzo 2016
ore 16,30

Le mafie al femminile: da donne dei boss a capi-clan. Emancipazione con la violenza?

Coordina

Gabriella Gribaudi
Università degli studi Federico II

Partecipano

Nando dalla Chiesa
Università Statale di Milano

Lirio Abbate
Inviato de L'Espresso

Anne Veron
Regista di documentari e autrice del libro "Des Femmes dans la Mafia"

Cinque minuti di lettura

Gianfranco Gallo legge Matilde Serao

Per molto tempo parlare di donne di mafie ha significato occuparsi di donne vittime della mafia o di quelle che ad essa si erano ribellate. Si è a lungo pensato che le donne, nelle organizzazioni mafiose, non potessero agire autonomamente e individualmente. Ma nelle mafie italiane e soprattutto nella camorra napoletana il ruolo della figura femminile è ormai cambiato. Da gregarie, complici e conniventi a protagoniste della scena criminale. Nei clan si femminilizzano compiti prima appannaggio esclusivamente maschile. Le donne diventano intestatarie di società a fini di riciclaggio di denaro sporco, praticano l'usura, gestiscono attivamente patrimoni, piazze di spaccio e business delle estorsioni. Quando gli uomini finiscono in carcere, le donne si pongono spesso ai vertici della piramide criminale. Dinamiche interne alla criminalità e mutamenti sociali e di costume sembrano delineare un nuovo, oscuro e drammatico rapporto tra donne, violenza ed emancipazione.

 

Giovedì 17 marzo 2016
ore 18,00

La grande tragedia del Messico

Coordina

Isaia Sales
Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Partecipano

Don Tonino Dall'Olio
Responsabile del settore internazionale di Libera-Associazioni nomi e numeri contro le mafie

Daniela Rea Gòmez
Giornalista messicana, autrice del libro "Pais de Muertos"

Cinque minuti di lettura

Gianfranco Gallo legge Roberto Bolaño

Un grande paese - membro del G 20 e dell'Ocse, con robuste tradizioni democratiche, 100 milioni di abitanti - ostaggio del narcotraffico. Così oggi appare il Messico. I cartelli della droga dominano la sua vita politica e sociale, una corruzione diffusa ne devasta il tessuto democratico. La Narco Guerra ha provocato 100mila morti e 27mila desaparecidos in meno di 9 anni. L'indignazione internazionale si accende però solo in occasione dei fatti più drammatici: come nel caso dei 43 studenti trucidati dai narcotrafficanti con la complicità delle autorità locali o dell'assassinio di Gisela Mota, il sindaco anti narcos uccisa a due giorni dalla sua elezione. Nonostante ciò, come ha sottolineato papa Francesco nel corso del suo recente viaggio, la vitalità della società messicana non si arresta. Coraggiosamente continua a chiedere giustizia, denuncia la corruzione e i rapporti tra istituzioni e narcotraffico.
La fine del proibizionismo Usa è l'unica via d'uscita per ridare forza alla democrazia messicana?

 

Venerdì 18 marzo 2016
ore 16,30

Punire come adulti i ragazzi violenti? Togliere la patria potestà ai mafiosi?

Coordina

Alessandro Barbano
Direttore de Il Mattino

Partecipano

Caterina Chinnici
Europarlamentare

Federico Cafiero De Raho
Procuratore capo di Reggio Calabria

Maurizio Barruffo
Presidente vicario del Tribunale per i minorenni di Napoli

Cinque minuti di lettura

Wanda Marasco legge Wanda Marasco

Abbassare la soglia di punibilità dei minori e aumentare le pene per contrastare i reati più gravi commessi da minorenni. Il tam-tam riparte, periodicamente, ciclicamente e si afferma con forza nel dibattito pubblico del nostro Paese. Un ritorno al passato? Quando non c'era alcuna differenza di sanzioni tra adulto e minorenne? O una risposta necessaria dinanzi all'emergere di crimini che vedono protagonisti i minori? Forse sarebbe il caso di riflettere sulle parole scritte da un ragazzino detenuto: "Passi i migliori anni della tua vita in un posto che ti punisce perché ti fa soffrire, ma non ti guarisce. Anche perché quando ne sei uscito non ti resta dentro niente che ti può aiutare a pensare di cambiare vita. E poi fuori ritrovi la stessa situazione di prima e allora che fai? Ritorni al tuo mestiere".
Togliere la patria potestà ai mafiosi potrebbe essere un modo per offrire una possibilità di riscatto a ragazzi come questo?

 

Venerdì 18 marzo 2016
ore 18,00

Mafie e terrorismo islamico

Coordina

Luciano Brancaccio
Università degli studi Federico II

Partecipano

Louise Shelley
Director of the Terrorism, Transnational Crime and Corruption Center

Franco Roberti
Procuratore nazionale antimafia

Corrado De Rosa
Psichiatra

Cinque minuti di lettura

Wanda Marasco legge Louise Shelley

Emergono legami e intrecci sempre più forti e diffusi tra mafie e terrorismo internazionale. Le rotte dei traffici criminali tendono a coincidere, mafie e terrorismo internazionale le percorrono insieme. Traffico di droga, armi, contrabbando diventano forme di finanziamento sia per gli uniche per gli altri. In particolare, evidenze giudiziarie hanno dimostrato l'esistenza di collegamenti tra i clan della camorra campana e le organizzazioni terroristiche della jihad islamica. "Napoli è stata per molti anni una base logistica per mediorientali anche attivi nel mondo del terrorismo jihadista" (Franco Roberti). Si va verso una connessione stabile tra le attività criminali mafiose e azioni del terrorismo internazionale? C'è il rischio che le mafie, così come è avvenuto nel nostro paese negli anni '70 e '80, approfittino dell'attenzione rivolta al terrorismo internazionale per crescere e rafforzarsi ulteriormente?

 

Sabato 19 marzo 2016
ore 9,30

Il proibizionismo sulle droghe: la grande fortuna delle mafie?

Coordina

Giacomo Di Gennaro
Università degli studi Federico II

Partecipano

Nicola Gratteri
Procuratore aggiunto di Reggio Calabria

Jacques de Saint Victor
Università degli studi di Parigi 8 Vincennes-Saint Denis

Massimo Bordin
Radio Radicale

Cinque minuti di lettura

Ruggero Cappuccio legge Don Winslow

Il proibizionismo sulle droghe, così come quello contro l'alcol degli anni '20 e '30 del '900 in America, si è trasformato nell'eldorado delle organizzazioni criminali. Stavolta su scala planetaria.
Il fiume di denaro speso per impedire la produzione e il consumo di droga non ha avuto l'impatto sperato, anzi ha sortito l'effetto opposto. Il consumo di sostanze stupefacenti aumenta all'interno dei singoli stati e a livello mondiale; l'obiettivo di dimezzare i contagi tra tossicodipendenti entro il 2015, non è stato raggiunto. Al contrario l'Aids continua a espandersi. Cresce la produzione di droga che per molti paesi rappresenta ormai una quota fondamentale del PIL. Il fallimento della strategia proibizionista è un fatto, oltre che in termini di vite umane e di costi sociali, di realismo economico. Anche chi è contrario al consumo di stupefacenti non può far finta di niente. Intanto cresce, in tanti Stati e Paesi del mondo, l'insofferenza verso la politica proibizionista guidata dagli USA.

 

Sabato 19 marzo 2016
ore 11,00

Saluti finali

Nino Daniele
Assessore alla Cultura Comune di Napoli

Colletti bianchi e mafie

Coordina

Ottavio Ragone
Direttore La Repubblica Napoli

Partecipano

Andrea Orlando
Ministro della giustizia

Giuseppe Pignatone
Procuratore capo di Roma

Raffaele Cantone
Presidente Autorità nazionale anticorruzione

Cinque minuti di lettura

Ruggero Cappuccio legge Ruggero Cappuccio

La globalizzazione dei mercati ha incrementato le possibilità di collaborazione tra organizzazioni mafiose e "colletti bianchi": l'integrazione tra mercato legale e mercato criminale è divenuto molto più semplice. Il confine tra un mercato che utilizza mezzi illeciti e mercato delle transazioni lecite si indebolisce. L'economia legale non scaccia l'economia criminale, tra di esse non c'è totale incompatibilità, anzi la convivenza sembra essere la caratteristica fondamentale del loro rapporto. La saldatura degli interessi mafiosi con quelli del potere economico e finanziario costituisce un pericolo concreto per le democrazie, anche di quelle più avanzata.
Per prevenire e colpire l'ambiguo connubio tra mafie e "colletti bianchi", è necessario uno sforzo senza precedenti dei singoli stati e a livello di cooperazione europea e internazionale.

 

 

 

 

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