Il terremoto in Afghanistan
può "spodestare" il regime talebano?
Sono circa 1.500 le vittime e 1000 i feriti provocati dal terremoto di magnitudo 6.1 che martedì sera ha colpito la provincia orientale afghana di Paktika, nei distretti di Ziruk, Naka e Gayan. L'epicentro del sisma è stato individuato nei pressi della città di Khost, capoluogo dell'omonima provincia situato circa 150 chilometri a sud-est della capital Kabul. Al momento il regime talebano non sembra in grado di gestire l'emergenza.
Pandemia, siccità e una lunga crisi economica-umanitaria causata delle sanzioni internazionali e dalla pessima gestione da parte dei talebani che hanno preso il potere lo scorso agosto. Il popolo afghano sembra non avere tregua e il terremoto non è altro che l'ennesimo tassello che si aggiunge all'interno di un puzzle davvero complicato.
Un disastro naturale che il regime talebano non riesce a gestire tanto da richiedere aiuti internazionali: in casi come questo l'intervento di altri paesi è motivato dall'emergenza umanitaria e quindi non viola le sanzioni imposte per limitare lo sviluppo economico del Paese.
Ma l'intervento delle organizzazioni umanitarie internazionali in Afghanistan non è stato facile, soprattutto nell'ultimo anno, e il rischio di portare aiuti nel Paese è che risorse e soldi vengano intercettati dal regime.
La preoccupazione principale è che tra le zone più povere e scollegate in Afghanistan figura proprio Paktika. La provincia di Paktika conta circa 380 mila abitanti - con una percentuale di povertà pari al 90% - ed era conosciuta come la principale zona di combattimento prima che i talebani prendessero il potere.
Nelle aree colpite sono intervenute l'ong italiana Emergency e la International Rescue Committee con ambulanze, strutture e personale medico, e la Croce Rossa internazionale con coperte, tende e altri materiali di prima necessità.
Uno dei limiti principali per i soccorsi in questo momento è la mancanza di aerei ed elicotteri per intervenire nelle aree più devastate e difficilmente accessibili, dove potrebbero trovarsi ancora molte delle persone che risultano disperse.
Mattia Ronsisvalle
[23.6.2022 - 16:34]
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