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a cura della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa
in convenzione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti

 
Fondazione Terzo Pilastro
IL MASTER GERENZA CONTATTI

Il concerto

De Gregori e Venditti,
attaccanti al Palapartenope


Nel primo venerdì novembrino, di sera, la pioggia batte incessantemente sul tendone del Palapartenope. Per fortuna dei napoletani, e non, che hanno riempito l'impianto flegreo, a far tornare il sole ci pensano Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Due filibustieri del palco - insieme centoquarantaquattro anni all'anagrafe - attaccanti nella vita, ma che lo sarebbero, forse, anche su un campo di pallone. Quello con cui De Gregori esordisce ricordando "di non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, perché non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore". Già e, allora, che fanno i veri goleador? Tirano. Come canta proprio Venditti: Bomba o non bomba.

Poi, come due veri attaccanti che si passano la palla, loro si passano le canzoni che hanno segnato epoche. Compresa quella dei social, impegnata sia a cantare ma anche a riprendere e ripostare in diretta.

Da bravi compagni si assistono e dove la voce di uno non arriva, ci pensano le corde vocali dell'altro. Tanto che sia Alice di Francesco o Peppino di Antonello, il risultato non cambia. Il pubblico applaude e si gode il duetto di quei due finti vecchietti, uno con tanto di jeans e cappello da cowboy e l'altro romanaccio, come di consueto, in nero. La seconda esibizione del loro tour nei teatri scorre via come una partita, ma senza intervallo. Anche se, a ben vedere, un momento in cui il tempo si ferma c'è.

Quando i due intonano Canzoni, ma non sempre le loro. Quelle di Lucio Dalla. "Una persona - racconta Venditti - che Napoli l'amava e la viveva e che mi ha anche fatto scrivere tre canzoni". Quali? La risposta arriva con una doppietta micidiale. Ci vorrebbe un amico per affrontare una Notte prima degli esami. Sfugge la terza, ma in pochi se ne accorgono perché irrompe il boato di un cannone, una Donna cannone precisamente. Ci siamo, è giunto il momento dei saluti. Dunque? Buonanotte fiorellino.

Le luci si spengono - per lunghi tratti invadenti - gli occhi riposano, ma le orecchie dei presenti non sono sazie. "Te ne vai così, senza Ricordati di me?", borbotta qualcuno. "Certo che no", pensa Venditti mentre ricomincia a cantare, esaudendo gli ultimi desideri di serata.

Spunta anche Francesco, c'è ancora spazio per l'ultima poesia. "La più bella che un essere umano, ammesso che lo sia, potesse fare su Roma", dice De Gregori. Mentre "le coppiette se ne vanno via" e quando sembra tutto pronto per il finale, Antonello carica l'ultima strofa, ma dalle prime file parte un: "Forza Napoli". Venditti, prima romanista e poi romano, s'interrompe e replica stizzito: "Aò come sei scontato". Interviene De Gregori compiendo l'ultima prodezza della serata, smorzando la tensione scesa in platea: "Anche il nostro pianista tifa Napoli". Applausi. E, allora, dove eravamo rimasti? "Roma capoccia der mondo infame e forza Napoli", chiude Venditti. Finisce così al Palapartenope, come da pronostico: vittoria per la musica italiana, ancora una volta. Migliori in campo? Francesco De Gregori e Antonello Venditti.

Dario Vito

[6.11.2022 - 18:13]



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