La recensione
The Crown, la quinta stagione
Eventi shock ma poco pathos
"Sparsa e poco concentrata, meno disciplinata che mai". Così si legge sul settimanale americano "Variety" a proposito della quinta stagione di The Crown, definita "la più debole finora". I nuovi episodi della serie cult sui reali inglesi, disponibili su Netflix dal 9 novembre, hanno diviso la critica e il pubblico. Quasi all'unanimità, però, le puntate sono state giudicate prive della verve che ha reso le passate stagioni un must dell'intrattenimento sul piccolo schermo.
La stagione
Prodotta da Left Bank Pictures e Sony Pictures Television, The Crown è giunta alla sua quinta stagione incassando finora un successo globale. Aggiunta al catalogo di Netflix nel 2016, la serie è un ritratto di storia del Novecento visto dalla prospettiva dei reali inglesi e in particolare della regina Elisabetta II. Ad ogni episodio quindi, mentre i grandi eventi della Storia si animano sullo sfondo (ma ben visibili in primo piano), a catalizzare l'attenzione degli spettatori sono le vicende private dei royals. Si tratta di situazioni divenute oggetto di scandali e gossip, ma più spesso avvenute a porte chiuse e immaginate - non senza critiche - dagli autori dello show, tra cui spicca la figura di Peter Morgan. A lui si deve in particolare la sceneggiatura di tutta la serie, come anche dell'attesissima e chiacchierata quinta stagione. In questa si è arrivati a narrare gli anni Novanta del secolo scorso. Un decennio drammatico per la monarchia inglese, tra divorzi reali, il terribile incendio al castello di Windsor e una crisi di identità dell'istituzione stessa. A imporsi su tutto è quella che è passata alla storia come 'guerra dei Galles', cioè la separazione (e poi il divorzio) di Carlo e Diana. La fine di un matrimonio che è stata segnata da ripicche e vendette a suon di interviste rivelatrici e articoli scandalistici. Episodi che hanno compromesso notevolmente l'immagine della famiglia reale, alle prese con il cambiamento dei tempi e la necessità di ridefinire il proprio ruolo nella società. A ciò si aggiungono poi la separazione - altrettanto chiacchierata - del principe Andrea e della moglie Sarah Ferguson e quella della principessa Anna, la perenne irrequietezza del principe Filippo e il risentimento della principessa Margareth. Il tutto mentre la Gran Bretagna è alle prese con il ridimensionamento di quello che era il suo impero coloniale e la recessione economica.
Gli aspetti formali
Il punto su cui The Crown resta sempre imbattibile è quello delle scenografie e dei costumi. La serie continua a mostrare le residenze reali ricostruite con una precisione così estrema da far credere che si tratti di quelle autentiche, facendo sognare lo spettatore e permettendogli così l'immedesimazione totale nelle vicende. Anche i costumi sono di notevole fattura, con gli outfit più iconici dei reali replicati come in una fotografia. In particolare, a entusiasmare il pubblico sono i look della principessa Diana, passati alla storia e amati in tutto il mondo, divenuti uno dei pilastri silenziosi dello show.
Si riconfermano perfettamente studiate ed estremamente piacevoli anche la regia, la fotografia e le colonne sonore. Questi elementi si fanno notare soprattutto quando si prende in considerazione l'intera stagione, mostrando variazioni sostanziali da un episodio all'altro in base alle vicende narrate. Ad esempio, si nota il contrasto tra le scene con i reali in crisi, caratterizzate da ombre e note molto basse, e quelle più luminose e con note più allegre che mostrano l'ascesa del magnate Mohamed Al-Fayed, proprietario tra le varie cose dei grandi magazzini Harrods.
Reazioni contrastanti suscita invece la recitazione. Un cast che prevede figure ben note al pubblico come quella di Imelda Saunton (Dolores Umbridge in Harry Potter) e Jonathan Pryce (già visto nel Trono di Spade) che vestono rispettivamente i panni della regina Elisabetta II e del principe Filippo, ma anche di Elizabeth Debicki (Tenet, Il grande Gatsby) che interpreta la principessa Diana. Sono questi tre attori in particolare a imporsi per la loro interpretazione, surclassando di gran lunga i compagni di avventura. Nello specifico, però, Debicki ci restituisce una Diana perfetta sul piano estetico, ma forse non riesce a trasmettere la profonda amarezza che caratterizzava la 'principessa triste'. La sua Diana è sì sconvolta, ma troppo presa da paranoie e sbalzi d'umore sempre tendenti all'ironia.
A deludere è soprattutto la figura del principe Carlo, che ha il volto di Dominic West. La sua è un'interpretazione troppo frenata, che non fa trasparire la vera personalità dell'attuale re, definita da chiunque lo conosca brillante e stimolante, mentre il suo Carlo è alquanto algido e spaesato.
Una stagione con poco pathos
A fronte di elementi tecnici brillanti come al solito, la quinta stagione di The Crown però risulta poco convincente. La grande attesa per episodi caratterizzati da eventi drammatici e ricchi di emozioni, seppur contrastanti, è stata parzialmente delusa. La stagione infatti risulta carente a livello di pathos, con momenti che hanno segnato la storia britannica e non solo che si susseguono sullo schermo in modo abbastanza asettico, lasciando lo spettatore quasi impassibile. Uniche eccezioni, forse, l'incendio al castello di Windsor e alcune scene con protagonista Diana. Le fiamme all'amatissima residenza reale sconvolgono in modo evidente la sovrana e l'immagine dell'abbraccio tra le macerie con il principe Filippo è davvero toccante. Le scene con la principessa del Galles che reagisce ai colpi bassi che le tirava Carlo e quelle in cui concede l'intervista alla Bbc riescono a intenerire il pubblico e suscitare compartecipazione. Degno di nota è anche l'episodio dedicato all'ascesa di Mohamed Al-Fayed, interpretato da Salim Daw con una simpatia irresistibile.
Tuttavia, queste poche perle sono spesso nascoste, come piccoli frammenti di narrazione intervallati da altri episodi che hanno scarsa attrattività e nessuna finalità di trama. Un esempio di ciò sono le scene in cui il principe Filippo guida la carrozzella e avvicina a questo 'sport' anche una lontana parente reale. Sono intermezzi questi che rallentano e spezzano il ritmo della serie, suscitando fastidio nello spettatore.
Annachiara Giordano
[15.11.2022 - 13:02]
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