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a cura della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa
in convenzione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti

 
Fondazione Terzo Pilastro
IL MASTER GERENZA CONTATTI

Io, del popolo della notte


"È venerdì. Stasera centro?" E' la frase che ho sentito pronunciare più spesso da amici e conoscenti nell'ultimo decennio. Uscire, passeggiare tra le strade del centro storico di Napoli consapevole di poter sempre incontrare volti conosciuti, amici e poi di poter apprezzare musica, eventi, spettacoli nei locali e in strada, il mio passatempo preferito. Tanto che a un certo punto piazza San Domenico Maggiore è diventata come fosse casa, fino alla pandemia. La quarantena e le ordinanze restrittive hanno interrotto la magia, così come gli ultimi provvedimenti anti-movida della nuova amministrazione.

Venerdì scorso ho accettato l'invito dopo un mese che evitavo il centro storico di notte. Quel luogo che mi ha accolto spesso anche da sola, in lunghe passeggiate di riflessione e serate brave. Ho parcheggiato al 'mio posto' e ho cominciato a percorrere le strade che conosco come le mie tasche.

Guardo l'orologio, sono le 23:30. Un orario insolito, presto per i miei standard. Decido di percorrere ugualmente via Mezzocannone a piedi alla ricerca dei soliti amici, dei volti conosciuti, dei sorrisi dei passanti, del suono delle percussioni e del brusìo dei ragazzini, ma nulla. Sono sola in una strada deserta che, per la prima volta, forse un po' mi fa paura. Aumento il passo e anche il respiro, mi dirigo verso 'casa' sperando di ritrovarmi in un ambiente più sereno e accogliente dove poter trascorrere qualche ora di svago. Durante il percorso mi fermo a parlare con un amico, il gestore di un bar, seduto all'esterno del suo locale in attesa che qualcuno entri, che si movimenti il fine settimana. "Portami qualcuno, vienimi a trovare con i tuoi amici dopo", mi dice. Non sa che sono uscita da sola, ma lo rassicuro e gli spiego che se dovessi incontrare qualcuno sicuramente lo porterei lì.

Salgo ancora, arrivo a piazza San Domenico e mi fermo a un bar, anzi al 'mio' bar. Ancora deserto. Un gruppetto di una decina di ragazzi è fermo all'incrocio con piazzetta Nilo e discute sul da farsi. Poi basta. Ancora vuoto, silenzio. Mi dirigo allora verso via Santa Chiara, luogo di passaggio e mai di 'movida attiva', per poi arrivare a via San Sebastiano e a Bellini. Via Santa chiara è spenta. Letteralmente spenta. Non solo deserta, ma anche buia. Nemmeno una luce. Aumento il passo, sono ancora sola, quasi corro fino a via San Sebastiano dove di solito il passeggio è isterico e lo spazio inesistente. Dai locali esce un po' di musica, c'è chi passeggia come fosse un giorno della settimana qualsiasi e non un weekend, si respira, non c'è caos, ma almeno c'è movimento. Piazza Bellini si apre ai miei occhi come acqua nel deserto. Finalmente trovo vita, movimento e 'facce amiche'. Mi fermo, chiacchiero, poi mi ricordo che è venerdì. Solitamente nel weekend a piazza Bellini non si cammina, non si respira, non c'è spazio né posto per gli esseri umani che arrivano in ritardo. Ora invece sì, addirittura si passeggia. Pochi volti amici e tanti ragazzini vivono e movimentano la piazza tra una birra e una chiacchiera, proprio come ai vecchi tempi quando questa era la normalità per gli studenti e i turisti che negli ultimi anni hanno preso il sopravvento sul quartiere. Decido di spostarmi, fare un altro giro. Arrivo a via Bellini, vuota. Mi fermo in un locale di un amico, chiacchieriamo, siamo soli. Mi sposto ancora, percorro di nuovo tutta la strada a ritroso fino a Banchi Nuovi dove pochi gruppetti di persone sono ferme fuori i bar a chiacchierare, ma ancora troppa aria. Largo San Giovanni Maggiore vuoto. Torno giù, ritrovo un paio di amiche alla ricerca di qualcosa da fare che non sia stare fuori un bar al freddo a bere un bicchiere di troppo. Non c'è. Non c'è musica, non ci sono eventi, non ci sono alternative. Chiamo i miei amici, quelli di sempre, quelli di "Stasera centro?" e mi rispondono in maniera negativa, quasi deridendomi. Non se lo domandano neanche più, è inutile. Non ci vanno. Vanno altrove. Dove? In provincia, alle sagre, nei centri sociali decentrati o addirittura preferiscono restare a casa. "Se non ci sono posti dove andare e non abbiamo nulla da fare, cosa usciamo a fare? Non vogliamo allontanarci da casa, ma vicino casa non c'è nulla".

Questo è solo l'inizio dell'esito a cui porteranno le strette imposte dalle nuove delibere amministrative in tema di "movida". I residenti festeggiano, il Comitato Vivibilità non avrà più niente da obiettare, ma i giovani non sanno dove andare. Poche settimane fa un giovane musicista conosciuto come artista di strada della zona è stato fermato da alcune pattuglie perché si esibiva per la seconda volta in una settimana a Piazza Bellini, anche se prima di mezzanotte. "Ci hanno mandato", gli hanno detto. Lo hanno zittito. Napoli la sera ora è vuota, silenziosa, si sta sventrando pian piano. Il mio amore per lei è smisurato, ma se ad oggi dovessero ancora chiedermi "Stasera centro?", risponderei che così non ne vale la pena. Senza musica, arte, amici, fermento, cultura e movimento non è più casa mia.

Cristina Somma

[18.11.2022 - 18:21]



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