Andrea Pertici
"Elezione diretta del Presidente?
Forse andrebbe bene nell'Ue"
"Se mi chiedeste dove vedrei bene la realizzazione del presidenzialismo risponderei che, forse, lo vedrei bene nell'Unione europea. Perché a fronte di una 'stortura federalista', come direbbero altri, ma che auspichiamo, fatta però da Stati che hanno una tradizione di sovranità propria, una figura di sintesi può in qualche modo avvicinare questa stortura. Perché nascerebbe in una logica aggregatrice e non disgregatrice. Il regionalismo differenziato unito al presidenzialismo mi pare rispondano a una logica disgregatrice alla quale si vuol mettere il tappo sopra per farla risaltare un po' meno".
Così il costituzionalista professor Andrea Pertici, rispondendo alle domande degli studenti del Suor Orsola Benincasa durante l'evento di presentazione del suo libro "Presidenti della Repubblica. Da De Nicola al secondo mandato di Mattarella", edito da "Il Mulino". L'evento si è svolto questa mattina nel Dipartimento di Scienze giuridiche dell'Ateneo campano. Al tavolo dei relatori, oltre l'autore, Francesco Marone professore ordinario di Diritto costituzionale e la professoressa di Diritto pubblico Serena Sileoni. A moderare l'evento il direttore della scuola di giornalismo di Napoli Marco Demarco.
"Pensato per gli studenti", il libro di Pertici è un viaggio nella storia d'Italia attraverso la figura del Capo dello Stato. Da Enrico De Nicola "presidente per costituzione" a Sergio Mattarella, "il Presidente tra continuità e novità". Ci sono la storia e i retroscena dei primi dodici Presidenti della Repubblica italiana e le questioni inerenti il nostro sistema costituzionale: i poteri del Presidente, i suoi rapporti con il Parlamento e il metodo di elezione.
Elezione diretta o indiretta del Capo dello Stato? La questione, attualmente al centro del dibattito politico, è stata, proprio, uno dei temi affrontati durante l'evento al Suor Orsola.
"Ho l'impressione che si parli di elezione diretta del Presidente con superficialità. Elezione diretta e presidenzialismo sono due cose diverse", ha detto Pertici. "I padri costituenti - ha spiegato il professore - hanno pensato di aggregare una maggioranza ampia intorno ai Presidenti. L'elezione di Enrico De Nicola è avvenuta ad esempio con ampia maggioranza. La sua elezione è un'idea di Togliatti che, preoccupato di stare in mezzo al gioco, lo sceglie perché De Nicola è una personalità legata alla fase monarchica. È stato Presidente della Camera del Regno d'Italia, ma è una figura indipendente. C'è, poi, la necessità di arginare De Gasperi che vuole mettere fuori maggioranza i comunisti e i socialisti e De Nicola è contrario".
Anche per alcuni dei Presidenti successivi, secondo l'autore del testo, c'è stata un'ampia maggioranza, Mattarella ad esempio anche se vi è la 'debolezza' rappresentata dal fatto che i Cinque stelle votavano Imposimato. In ogni caso, i Presidenti di larga convergenza hanno vita semplice perché i partiti che non sono in maggioranza cercano di tenerseli stretti. È il caso Gronchi, il Presidente della Repubblica che non viene mai attaccato dalla sinistra perché sa di essere emarginata dal centrismo di de Gasperi.
Una riforma dell'elezione del Presidente? "Bisogna usare prudenza", anche per il prof. Marone che nel suo intervento ha detto: "La Presidenza ha garantito la razionalizzazione del parlamentarismo quando ci sono state situazioni di instabilità".
Non la pensa diversamente su un'eventuale riforma la professoressa Sileoni che si è soffermata sulla figura di garanzia del Capo dello Stato. "Alcuni - ha detto la docente - pensano di rafforzare il ruolo del Presidente con l'elezione diretta. Io sono perplessa perché così come concepito, con tutti i problemi di individuazione di una personalità, che non sono nuovi, ma sono aumentati da Napolitano in poi, il mandato ha funzionato. Non vorrei si muovessero cose che funzionano".
Lucia Stefania Manco
[30.11.2022 - 17:55]
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