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Napoli capitale del fascismo


Napoli si rivela una delle capitali del fascismo. Gli studi più recenti iniziano a scoprire il vero volto del capoluogo campano al tempo del regime. Ne illustra gli elementi fondamentali sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno di oggi Paolo Mieli. Il giornalista e storico ne parla in occasione di una lectio magistralis alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Mieli spiega che la consacrazione di Napoli a capitale del fascismo, dopo Roma e Milano, si ebbe quattro giorni prima della marcia sulla capitale. Il 24 ottobre 1922 la città partenopea ospitò un raduno di camicie nere nell'ambito del consiglio nazionale fascista. In questa occasione Benito Mussolini lanciò la marcia su Roma ufficialmente.

Il duce scelse quindi Napoli, città in cui il fascismo aderì lentamente ma in cui seppe mettere radici che si riscoprono più profonde di quanto si fosse immaginato finora. Mieli riconosce che, un po' come in tutto il Meridione, gran parte delle adesioni al regime furono dettate da ragioni di opportunismo politico, dal desiderio di potere e di "non perdere la poltrona". Eppure ci furono consensi sinceri e capaci di contribuire in modo attivo alla storia del fascismo, scrivendone pagine di grande interesse storico. Ciò si deve a personaggi come il cardinale Alessio Ascalesi e Aurelio Padovani. Quest'ultimo in particolare, sottolinea Mieli, è una figura degna di studi approfonditi, avendo avuto un rapporto con il regime molto singolare. Padovani fu infatti grande sostenitore, ma da una prospettiva quasi di opposizione. Ciò risulta vero soprattutto considerando il fatto che Padovani rivendicava un ritorno agli stimoli originali del fascismo, criticandone l'evoluzione governista.

Molto forte però a Napoli fu anche la spinta antifascista, che è riuscita poi ad imporsi nel pensiero collettivo. Tra i maggiori oppositori del regime si contano figure come quelle di Giovanni Amendola, Amedeo Bordiga, Emilio Sereni, Enrico De Nicola e Benedetto Croce. Il filosofo, in particolare, dopo una iniziale e timida simpatia per il fascismo, divenne punto di riferimento per i suoi oppositori liberali.

Nelle cronache storiche Partenope è diventata una città idealmente antifascista e ciò si deve non solo alle ben note "quattro giornate di Napoli". La ragione sta anche nel grande numero di cittadini che chiesero attestazioni e certificato di benemerenza agli Alleati entrati in città nel 1943. Richieste su cui gli americani - come attesta anche il giornalista Herbert L. Matthews, corrispondente del "New York Times" - nutrirono alcuni dubbi. Tuttavia i certificati furono concessi ugualmente.

Annachiara Giordano

[7.12.2022 - 09:58]



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