L'intervento
Napoli e le élite culturali
Il lungo articolo appello di Domenico De Masi apparso sul "Corriere del Mezzogiorno" di venerdì 13 giugno sotto il titolo: "Ora serve una nuova èlite per motivare Napoli" muove in due tempi.
Anzitutto vi è l'analisi della crisi attuale di Napoli e della Campania con la conclusione che "le colpe delle classi dirigenti, politiche, economiche, sociali culturali restano imperdonabili". La classe dirigente infatti, ad avviso di De Masi, ha accaparrato anche le più piccole quote di potere affidandole, a seconda dell'opportunità contingente, "a persone intelligenti ma ladre o a persone oneste ma stupide". È venuto ormai il tempo di "spazzare via le decrepite cosche partitiche" e le camarille di "pigmei insonni buoni a nulla" di cui sono circondati. Fin qui la pars destruens. Da gran signore De Masi nomi non ne fa, anche se non è improbabile che ai suoi lettori qualche bel nome e cognome possa essere venuto in mente.
Veniamo ora alla altrettanto ricca pars costruens dell'articolo. Secondo De Masi nella situazione descritta occorre far appello ad una "nuova èlite" che sia capace, di imprimere "un colpo d'ala al territorio". Qui l'autore non si limita a un'evocazione generica ma fa i nomi e i cognomi, di quelli che potranno fare, "vista l'intelligenza e onestà intellettuale dimostrata in questi anni da sentinelle del cambiamento". Sono nomi dell' Università: Giuseppe Galasso, Cesare De Seta, Paolo Macry, Massimo Galluppi, Francesco Barbagallo ma anche del milieu culturale ed economico Francesco Rosi, Lina Wertmuller, Lia Rumma, Mirella Barracco, Mario Martone, Toni Servillo, Mimmo Jodice, Achille Bonito Oliva, Mimmo Palladino, Roberto Saviano, Paolo Sorrentino, Emma Marcegaglia.
Tutti nomi di persone assai perbene, di rilievo nazionale di cui la città non può che essere fiera. De Masi fa infine anche i nomi dei politici, e selettivo com'è, si limita a due: Antonio Bassolino e Vincenzo De Luca, cui non manca di rivolgere il rimprovero per il "perdurante conflitto" che avrebbero tra loro. Il rimedio è nella loro pacificazione: "si pensi - scrive De Masi - "alla forza trainante che essi (Bassolino e De Luca n.d.r.) potrebbero esercitare se il loro dissidio si trasformasse in unità d'azione".
Insomma stiamo quasi bene, anzi bene. Tutto sommato la èlite culturale ed economica di cui sopra, una qualche visibilità e riconoscimento senza dubbio ce l'ha da tempo, sicchè è già nelle casamatte per svolgere il suo ruolo di sentinella.
Si tratta soltanto di risolvere il problema dell'accordo tra De Luca e Bassolino. Noi avremmo un suggerimento: e se si incontrassero a Ravello che, tutto sommato è a metà strada tra Salerno e Napoli? Lì potrebbe accoglierli De Masi, magari con le note del Parsifal che, come è noto, fu scritto in quei luoghi.
A questo punto tutto sarebbe risolto e la gente, il popolo, (ah si, il popolo!) avrebbe tutte le condizioni per essere finalmente felice. Quando una volta si diceva "servire il popolo". Così sarebbe proprio servito.
Lucio d’Alessandro
[25.6.2008 - 12:57]
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