Quartiere dell'amore
Dio ci scampi dalle risse
Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris
Spero che siano in molti a conoscere la straordinaria scena del Critone platonico nella quale Socrate, in un'alba di più o meno 24 secoli fa, rifiuta la fuga dalla prigione ateniese poco prima dell'esecuzione della sua ingiusta condanna a morire per cicuta.
Non so quanti, poi, ricordano la principale motivazione di quel rifiuto, offerta come estrema e straordinaria lezione di etica pubblica da Socrate ai discepoli e agli abitanti della città di Atene (e del mondo) ancora avvolti nel sonno. Ciò a cui Socrate guarda non è la sua vita o quella dei suoi cari e neppure alla giustezza o meno della sentenza o al comportamento dei giudici che a maggioranza lo hanno condannato. Ciò a cui Socrate ritiene di dover portare sommo rispetto sono le leggi della città ateniese. Ciò che conta agli occhi del filosofo non è la singola legge o i suoi interpreti, sono le Leggi e l'Istituzione città di Atene in quanto tale. È a queste situazioni "astratte", e pertanto depurate degli errori (veri o presunti) degli uomini che le rappresentano, che Socrate rivolge il suo omaggio fino al sacrificio della propria vita. Del resto è lo stesso Socrate che a chiusura di un'altra opera platonica(l'Apologia) aveva salutato rispettosamente i giudici che lo avevano appena condannato. Questa distinzione tra Istituzioni e le persone che le rappresentano è stata uno degli architravi del pensiero pubblico occidentale ma anche politico e giuridico costituendone un tratto caratteristico, raffinato quanto difficile. Tanto difficile che per secoli e millenni le corti regie e imperiali hanno continuato a imbellettare i sovrani di elmi, corone, parrucche, mantelli, scettri e quant'altro per ricordare che a quelle persone si riconnetteva una maestà istituzionale aldilà della loro esistenza personale e fisica. Fatica in gran parte sprecata se i rivoluzionari francesi, decisi a far saltare l'Istituzione monarchica, pensarono di dover mozzare anzitutto la testa che la reggeva! Del resto di questa difficoltà si sono viste cospicue (e preoccupanti) tracce nel dibattito politico italiano contemporaneo, quando alcune (condivisibili) critiche verso la persona Berlusconi (e non solo) sono parse a noi italiani sufficienti a far venir meno il rispetto, anche internazionale, verso il Capo del Governo italiano e verso ciò che egli rappresentava. In un simile clima non meraviglia che una normale e sana dialettica tra l'Istituzione Sindaco di Napoli che fa la proposta (a mio avviso opinabile) ma del tutto legittima di un quartiere dell'amore e il Cardinale Arcivescovo che si oppone alla proposta, nel solco di una tradizione millenaria e con l'autorità morale delle infinite testimonianze ecclesiali di impegno contro lo sfruttamento dei deboli, possa essere trasformata da qualcuno in una sorta di rissa personale, magari profittando di qualche colpo allungato sotto la cintura.
Certo tutto questo può essere anche divertente per gli amanti dei ludi circensi. Epperò il Campionato di calcio è già cominciato (bene), il Comune di Napoli ha già pubblicato un bando per dare alla squadra uno stadio più grande, più bello, più redditizio; insomma mi pare che per fare sano spettacolo non vi sia bisogno di altro. Certamente non ne ha bisogno Napoli né le Istituzioni che la rappresentano. In verità non ne hanno bisogno nemmeno le persone che quelle istituzioni rappresentano: la cui reciproca capacità di ascolto è condizione essenziale per un minimo di azione comune.Tutto sommato quel tal Socrate di 24 secoli fa era un greco proprio come i primi cittadini di Napoli e dunque il suo messaggio veniva anche a noi.
Lucio d'Alessandro
[3.9.2012 - 16:47]
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