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Il lutto

Addio Muhammad Alì
leggenda del pugilato


Dopo una battaglia contro il morbo di Parkinson durata trentadue anni, si spegne la leggenda del pugilato Muhammad Alì, al secolo Cassius Marcellus Clay Jr. Aveva 74 anni, così lascia il ring della vita un mito dei guantoni, ma soprattutto un'icona dello sport e della società tra le più famose e amate del pianeta.

"The Greatest" ha "gettato la spugna" questa notte all'ospedale di Phoenix, in Arizona, dove era ricoverato da giovedì per complicazioni respiratoria. Lo ha annunciato in diretta al network americano NBC News il suo portavoce Bob Gunnell, ricordando come il due volte campione del mondo dei pesi massimi (dal 1964 al 1967 e dal 1974 al 1978), fosse ormai in condizioni precarie e ormai irreversibili.

Stanotte accanto a lui c'erano due dei suoi nove figli, oltre alla sua quarta ed ultima moglie Yolanda "Lonnie" Ali, figlia di due vecchi amici dei suoi genitori, con cui fra l'altro decise di adottare un bambino di nome Asaad Amin. Ali era già stato anche ricoverato nel gennaio 2015 per un'infezione delle vie urinarie, e prima ancora nel dicembre 2014 con la polmonite, ma la sua ultima apparizione in pubblico risale soltanto al 9 aprile scorso, in occasione di una serata di raccolta fondi contro il Parkinson: Ali è sembrato estremamente debole.

In precedenza - ultima occasione ufficiale - era stata lo scorso ottobre nella sua città natale, Louisville nel Kentucky, in occasione del tributo di 'Sports Illustrated' nei suoi confronti: insieme a lui erano presenti i suoi grandi avversari George Foreman e Larry Holmes.

Definito la "farfalla sul Ring" per la sua agilità ma anche l' "ape che punge" per la forza incredibile del suo diretto destro, Alì fu atleta come pochi ma anche uomo del suo tempo: il suo impegno per il movimento di liberazione dei neri e la sua conversione all'Islam fecero scalpore in tutto il mondo, così come il suo rifiuto ad andare sotto le armi in Vietnam, scelta che gli costò il primo titolo mondiale e una lunga squalifica.

Infatti già alla fine degli anni '60 Alì era uno degli sportivi per eccellenza. Alle spalle alcuni incontri mitici come quelli del 1963 contro Doug Jones e del 1964 Sonny Liston, in realtà la sua prima vera consacrazione era arrivata nel 1960, ai Giochi Olimpici di Roma, dove 17enne conquistò la medaglia d'oro nei pesi mediomassimi.

Seguiranno altre imprese sportive e altre riconquiste del titolo (nel '71 e nel '75 contro Joe Fraizer; nel '74 contro Joe Foreman; nel '78 contro Leon Spinks), fino al 1981, anno in cui decide di ritirarsi dalle competizioni. Poco tempo dopo gli venne diagnosticato il Parkinson, ma questo non fa che invogliarlo a ingaggiare una nuova battaglia, squisitamente umanitaria, attraverso le iniziative, gli eventi e i progetti della sua fondazione.

Nominato nella International Boxing Hall of Fame e la World Boxing Hall of Fame, detiene anche i prestigiosi allori di "Sportman Of The Century" per la celebre rivista americana Sports Illustrated e di "Miglior peso massimo di sempre" per il magazine specializzato The Ring, che lo elesse anche "Fighter of the year" (pugile dell'anno) nel 1963, 1972, 1974, 1975 e 1978.

Ma oltre a questi riconoscimenti in campo puramente pugilistico, Alì è stato scelto dalla rivista TIME nel 2001 come una delle 100 persone più influenti del XX Secolo nella categoria Heroes And Icons - unico sportivo insieme a Pelé e Bruce Lee - ed è inoltre uno dei pochi sportivi americani ad aver ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà (nel 2005).

Davide Uccella

[4.6.2016 - 12:43]



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