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Incubo doping

Schwazer ancora positivo
Rio 2016 a rischio


«Si tratta di accuse false e mostruose». Questo il commento dell'avvocato Gerhard Brandstätter, legale del marciatore Alex Schwazer che - secondo quanto riportato questa mattina della Gazzetta dello Sport - sarebbe risultato nuovamente positivo all'eritropoietina durante un controllo antidoping. «Ora è successo quello che Alex ha sempre temuto, ma noi ci difenderemo e faremo causa» ha aggiunto il legale dell'atleta altoatesino, che avrebbe dato mandato per contestare i risultati del test fatto a sorpresa a Vipiteno (Bolzano) nella giornata di Capodanno.

La "Rosa" aggiunge che il campione di sangue e urina testato aveva dato in un primo tempo esito negativo, ma il 12 maggio è stato fatto un controllo mirato sugli anabolizzanti utilizzando la stessa provetta. Qui si sarebbe riscontrata una quantità di steroidi 11 volte sopra la norma.

Sono decine i test a cui Schwazer si è sottoposto dopo la pagina nera delle Olimpiadi di Londra 2012, a cui il marciatore non partecipò a seguito di una altrettanto clamorosa positività all'Epo, annunciata il 6 agosto in una drammatica conferenza stampa. L'incontro con il guru dell'antidoping italiano Sandro Donati, i duri allenamenti e la conquista del pass olimpico grazie alla vittoria nella 50km di marcia del Mondiale a squadre di Roma, l'8 maggio scorso, sembravano aver sancito una piena riabilitazione del 31enne, reduce da una squalifica di tre anni e nove mesi.

Il suo rientro in nazionale non era stato ben visto da molti atleti, su tutte la voce del campione del mondo indoor di salto in alto Gianmarco Tamberi: un timore che avrebbe trovato conferma nel tardo pomeriggio di ieri, una volta che la comunicazione della positività ha raggiunto gli uffici del Presidente della Fidal Alfio Giomi.

Per le 18 è stata convocata una conferenza stampa all'Hotel Laurin di Bolzano, dove l'atleta ha chiarito la sua verità. Dopo aver informato la Procura di Bolzano di una denuncia penale contro ignoti, Schwazer ha sottolineato che tra quel prelievo e le contro-analisi, è risultato negativo ad altri 15 test, compresi quelli relativi al passaporto biologico e le analisi effettuate volontariamente presso l'ospedale San Giovanni di Roma. «Queste sostanze le avevo provate proprio nell'anno della squalifica ma senza darmi benefici - ha aggiunto l'altoatesino-. Capodanno poi è uno dei pochi giorni di allenamento blando, visto che la notte prima avevo festeggiato con gli amici. Che senso aveva assumerle? In queste ore ho vissuto un incubo, dopo la notizia ho pensato di abbandonare questo mondo che non mi vuole, ma poi ho pensato a tutto quello che ho fatto in questi anni, e domani cercherò di allenarmi. Non ho nulla di cui pentirmi».

Le ultime parole dedicate all'onestà del suo staff: «Sandro Donati ha impiegato la sua vita contro il doping, e che assieme a lui tante altre persone mi hanno sostenuto. Spero che ci pensiate due volte prima di attaccarli».

Ed è forse Sandro Donati il più indignato, con una ricostruzione tutta all'attacco di un sistema che non lo convince: «Abbiamo messo a disposizione delle istituzioni i dati di 30 controlli ematici effettuati all'Ospedale S.Giovanni, ma senza avere una risposta. Abbiamo inviato all'agenzia mondiale antidoping una dichiarazione con cui Alex si rendeva disponibile per controlli 24 ore su 24, e neanche in questo caso ci sono stati riscontri. Non si vuole pulizia, ma ci si accontenta di regole troppo soft, con la paura di cambiare. Abbiamo subito attacchi da tutti, ma noi abbiamo reagito con la serenità di chi ha lavorato per il bene dell'atletica. Alex forse è il più forte marciatore del mondo, un fuoriclasse, forse il più grande talento che io abbia mai allenato: per questo sono sicuro che sia estraneo a una vicenda incredibile soprattutto per la tempistica. Dopo cinque mesi e mezzo, non si sa bene per la premura di chi, quel campione è stato ripreso in considerazione, e in maniera stentata sono stati trovati valori che erano tanto bassi da mantenere inalterato il suo profilo del sangue. Quel dato potrebbe conciliarsi con un doping scemo, inutile, che non serve a un atleta con il profilo e la muscolatura di Alex. Noi lotteremo fino all'ultimo, anche se i tempi della giustizia sportiva sono tremendamente lenti. Il fatto che abbiano fissato le contro-analisi il 5 luglio ci condiziona in maniera pesantissima».

Pesantissima però è anche l'ombra che resta, in una giornata che al Quirinale ha celebrato lo sport italiano, con la cerimonia della consegna del Tricolore alla portabandiera olimpica Federica Pellegrini.

Davide Uccella

[22.6.2016 - 10:43]



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