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a cura della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa
in convenzione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti

 
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Beni culturali

Emozioni e innovazioni
alla riconquista della Grande Bellezza


"I musei e le aree archeologiche devono suscitare curiosità, piacere ed emozioni, aiutarci a vivere meglio e non farci sentire inadeguati". Parola di Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici. Quante volte entrando in un museo ci siamo sentiti in imbarazzo? Quante volte leggendo il cartellino di un'opera non abbiamo capito niente? È proprio questo che secondo Volpe allontana le persone dalle meraviglie del patrimonio culturale, la grande bellezza dell'Italia. Una sensazione che va eliminata. Come? "Puntando sulla gestione, creando situazioni che mettano al centro dell'attenzione le persone, le loro esigenze, e i loro bisogni".

Giuliano Volpe, professore ordinario di Archeologia cristiana e medievale, ex Rettore dell'Università di Foggia, ha passato tutta la vita a studiare il valore degli oggetti, e ha capito che la cosa più importante sono le emozioni che questi trasmettono: sono queste che rimangono davvero immortali attraverso i secoli. "Bisogna però uscire dall'idea di patrimonio come qualcosa di statico che abbiamo ereditato e basta. Deve diventare qualcosa di dinamico e fruibile dall'uomo del Terzo Millennio". Per riuscirci bisogna puntare su idee innovative che rompano gli schemi e siano a passo con i tempi, che coinvolgano tutti, diventando occasione di ricchezza non solo culturale: in poche parole che possano anche offrire lavoro.

In occasione della XIII Edizione de "Le idee per Accadia", piccolo borgo medioevale in provincia di Foggia, Volpe ha tenuto una lectio magistralis davanti a tanti rettori delle Università del Sud. Li ha invitati a incentivare la formazione per i beni culturali e a non dissuaderla perché è questo l'unico settore in crescita in Italia. Lo dichiara il Rapporto Symbola-Unioncamere 2016 che sottolinea come alle industrie culturali, al patrimonio storico artistico, e alle arti performative si deve il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia: in altri termini 89,7 miliardi di euro. Ma non finisce qui, perché la cultura ha sul resto dell'economia un effetto moltiplicatore: per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,8 in altri settori.

Investire su gestioni innovative potrebbe far aumentare questi numeri. "È questo il vero tema su cui l'Italia non ha fatto niente, concentrandosi solo sulla tutela, imponendo vincoli", spiega Volpe. Secondo il professore, la gestione è vista come qualcosa di negativo e il marketing come "una bestemmia". Ma non è così. Volpe ha studiato molti casi italiani di buona gestione e ha capito che la formula magica per il successo è composta da tre fattori: la connessione con il territorio, la qualità della formazione del personale e la libertà dalla politica e dai fondi.

In Italia sono tanti i siti dalle vastissime potenzialità ma che rappresentano ancora occasioni sprecate. "Mancano i servizi essenziali: bar, ristoranti e negozi che sono ancora concepiti come aggiuntivi ma che invece potrebbero dare molto valore al sito". Pompei è forse il caso più eclatante: guai al visitatore che dimentica a casa acqua e cibo. Se lo fa l'unica cosa che troverà in uno dei siti archeologici più famosi al mondo è un punto ristoro Autogrill. Suggerisce al visitatore che stare in autostrada o a Pompei, è praticamente la stessa cosa. Eppure un ristorante ben fatto, magari con menù a tema potrebbe arricchire la qualità di quel luogo, non annullarla rendendolo un non-luogo. Un altro esempio di occasione sprecata, ma solo in parte, è il sito di Siponto a Manfredonia. Qui sono stati investiti molti milioni di euro per il restauro dell'antica area archeologica dove sorge una chiesa paleocristiana. L'amministrazione ha avuto la lungimiranza di affidare la riqualificazione del sito a un architetto di 28 anni, Eduardo Tresoldi. Il giovane professionista ha costruito una struttura in ferro che riproduce la fisionomia dell'antica chiesa, ne protegge i resti ed è essa stessa un'opera d'arte. "Peccato che non ci sia nessuno ad accogliere i visitatori e a spiegare qualcosa su quel sito", testimonia Giuliano Volpe. Una vera occasione mancata considerato che fin ora l'opera ha accolto 100.000 turisti che probabilmente avrebbero anche pagato per saperne di più.

Tanti esempi di buona gestione testimoniano quanto la formula magica teorizzata da Giuliano Volpe sia valida. Uno di questi è il Museo Egizio di Torino. Una tradizione che risale al '700 ma che ha dimostrato più che mai di essere al passo con i tempi. Negli ultimi anni è diventata una Fondazione a cui partecipa il Mibact, la regione Piemonte, la città di Torino, la provincia e la Fondazione San Paolo che ha finanziato il nuovo percorso. Il museo lavora molto con le culture nord africane del capoluogo piemontese, tanto che è l'unico in Italia ad avere le scritte in arabo. A distanza di un anno dalla sua inaugurazione il museo si autosostiene economicamente (sul sito ci sono tutte le informazioni in merito) e ha già festeggiato il milionesimo visitatore. Lo ha fatto con un flash mob: appena staccato il milionesimo biglietto un gruppo di ragazzi ha iniziato a ballare e il divertimento è stato coinvolgente. Il museo come luogo dove divertirsi è innovazione, è il segreto per il successo. Questo funziona soprattutto per avvicinare i più piccoli: secondo le ricerche di Volpe in Italia i ragazzi frequentano poco i musei e se lo fanno è perché sono obbligati dalle gite scolastiche. Raggiunti i 18 anni li disertano completamente. A Massaciuccoli Romana, in Toscana, se ne sono accorti e hanno organizzato nel piccolo sito archeologico tantissime attività interattive che coinvolgono i bambini. Poi hanno abolito i classici cartelli con i divieti e hanno messo quelli "cosa potete fare": ridere, fare foto, giocare, chiedere informazioni, mangiare e bere, lasciare acceso il telefono. "I cartelli sostanzialmente dicono: 'potete continuare a vivere e a farlo meglio', non sospendendo la vita come nei musei in cui si entra praticamente a pregare", dice Volpe. A Massaciuccoli l'arte si può vivere e toccare con mano, come succede a Poggibonsi, in Toscana. L'equipe dell'Università di Siena che ha lavorato allo scavo e al ripristino dell'antica rocca altomedioevale prima ha creato un museo, poi ha attivato laboratori per bambini e un archeodromo: ha ricostruito le capanne in legno tipiche di quell'epoca, rendendo visibile e tangibile un periodo storico che altrimenti sarebbe invisibile.

Oltre alle belle idee perché non servirsi anche delle nuove tecnologie per supportare i beni culturali? Lo hanno fatto a Santa Maria Antiqua, nel Foro romano. Il sito altomedioevale è complicatissimo da capire e l'immaginazione deve lavorare molto. Ma un sistema di proiezioni e ricostruzioni 3D offrono allo spettatore l'immagine di tutto il complesso così com'era. Il visitatore lo capisce meglio e lo apprezza di più.

Gli aperitivi archeologici nei siti meno conosciuti di Roma; il ristorante bio nell'Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere; la miriade di attività lanciate da don Antonio Loffredo nel Rione Sanità, a partire dalla riqualificazione delle catacombe di San Gennaro e San Gaudioso; le iniziative del Centro Studi Sperimentali della Gaiola a Napoli, sono solo alcuni esempi in cui le buone idee e le persone hanno fatto la differenza. E sono la testimonianza che vale la pena non sprecare più occasioni. Per dirla con le parole di Goethe: "Ciò che hai ereditato dai padri riconquistalo se vuoi possederlo davvero".

Rossella Grasso

[11.10.2016 - 11:07]



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