L'uomo in più
Ricky Alvarez
La "maravilla" mancata
Quando domenica a Genova scocca il 23' della ripresa, la Sampdoria rimedia un pari al ribasso. Contro la Fiorentina non c'è la squadra da tre vinte nelle ultime quattro, quella che sgambetta l'Inter e fa suo il derby della lanterna. Non è quella squadra che dopo il vantaggio iniziale osa e tiene lontani i viola, a segno otto minuti prima con Rodriguez. Il ritmo dei ragazzi di Sousa cresce, la sfida esplode, quasi sfugge di mano ai blu-cerchiati.
Ma frustrato o meno che sia, deluso o inviperito, mister Giampaolo non è smemorato. E non dimentica che quando un suo panchinaro vede i gigliati si scatena. Proprio un anno fa, Ricardo Gabriel Alvarez segnava il suo primo (e unico) gol in maglia doriana sul campo del Franchi (1-1). Ma 12 mesi dopo, a secco e senza bagliori, l'ex bimbo prodigio sembra tutt'altro che una "maravilla" per la Gradinata Sud.
Arrivato ai primi scampoli di 2016, dopo la brutta storia tra Sunderland e Inter, non gli è bastato il rinnovo a ingaggio dimezzato per attirare le simpatie dei tifosi. Non gli è bastato godere della fiducia di mister e società, per evitare una parabola discendente. Il sinistro fatato cilecca, manca la gamba per squarciare le difese e aprire varchi per i compagni, sembra la nemesi di quel trequartista dalla lunghe leve che sei anni fa, valigie in mano destinazione Milano, era chiamato a ricevere il testimone di gente come Kakà, Pastore o Riquelme, fino all'eresia Zidane.
Invece flop dopo flop, Bruno Fernandes ha scalato le gerarchie, spedendolo in panchina. Il mercato di gennaio sembrava propizio per un "arrivederci e grazie" destinazione Spagna. Ma Giampaolo ha resistito, e con lui il suo pupillo. Che entra in campo, in meno di tre minuti onora alla grande l'assist servito da Schick, mette il pallone sotto le gambe di Sanchez e beffa Tatarusanu sul primo palo.
Il finale di Marassi dirà 2 - 2, ma anche qualcosa di più per i tifosi doriani. Possibile che quell'ectoplasma inviso a tutti si trasformi nella pedina che non ti aspetti? Possibile che a 29 anni Alvarez decida di smentire una carriera fatta di promesse tradite? Domande lecite, visto il pedigree.
L'amore per il calcio sboccia a sei-sette anni, i primi a credere in lui sono Ceballito Juniors e Club Parque. Sono però società di quartiere, con orizzonti modesti: se si cerca il vero fútbol a Buenos Aires, la prima scelta è il Boca Juniors. Il sogno di Ricky sarebbe bruciare le tappe, vivere la cantera da protagonista e poi brillare in prima squadra, ma qualcosa va storto. Un brutto infortunio ai legamenti del ginocchio rompe l'idillio, così il settore giovanile del Velez Sarsfield non si fa pregare, punta la fiche, lo acciuffa con il giusto tempismo e in tre anni lo consacra al grande calcio sudamericano.
Rientrato in tempo per vincere l'Apertura 2009, con la giusta continuità il suo ruolo cresce, fino a diventare uno dei pilastri della squadra che nel 2011 vince la Clausura e raggiunge le semifinali di Copa Libertadores. Prima come trequartista, poi come mezz'ala, infine come "doble cinco" davanti alla difesa, Alvarez si spende ovunque e senza mai steccare. La strada per l'Europa è spianata, un sogno che diventa realtà quando il 6 luglio 2011 l'Inter lo fa suo per 6,5 milioni.
Il destino da top player sembra segnato, ma l'impatto con l'Italia non è positivo; esordio subito in Supercoppa contro il Milan e sconfitta per 2-1, l'11 settembre 2011 prima apparizione in Serie A e KO per 4-3 a Palermo. E tre giorni dopo ecco la Champions League, per un altro KO casalingo con il Trabzonspor nella fase a gironi. Il digiuno italiano s'interrompe a fine novembre nel ritorno con i turchi, un mese dopo timbra il 4-1 al Lecce in campionato, ma il declino dei nero-azzurri lo frena. Gli alti e i bassi si sprecano, ad ogni sessione di mercato i rumors vanno da boutade a trattative fallite. Almeno fino al 2014, quando si chiude il prestito agli inglesi del Sunderland.
Un prestito con obbligo di riscatto al raggiungimento della salvezza dei Black Cats. Salvezza raggiunta, ma riscatto mai pagato: tra l'Inter e la società oltre Manica nasce così un contenzioso. Secondo la dirigenza nerazzurra i bianco-rossi devono pagare i dieci milioni pattuiti, mentre gli inglesi si appellano alle condizioni fisiche precarie del giocatore. In tutto questo Alvarez entra nell'albiceleste che arriva in finale ai Mondiali, e rimane nel limbo. Non più all'Inter ma nemmeno al Sunderland, l'argentino non scende in campo in gare ufficiali.
Gli allenamenti nella famiglia del Velez sono poca cosa, il riscatto doveva cominciare da Genova, 14 mesi fa. Ma forse è iniziato soltanto domenica, con quel rasoterra oltre Tatarusanu.
Davide Uccella
[11.4.2017 - 21:06]
© 2003/25 Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Napoli · P.Iva 03375800632 · Versione 4.2 · Privacy
Conforme agli standard XHTML 1.0 · CSS 3 · RSS 2.0