Copa Libertadores
El partido del siglo
Il ritorno di Boca j.-River p.
El Superclásico, pronunciato rigorosamente "super-lahiho" come farebbero dei veri porteños (i cittadini di Buenos Aires), non è mai una partita banale. Questa volta lo sarà ancor meno perché il prossimo sabato, alle 19.30 ora italiana, al Monumentàl, andrà in scena il secondo e definitivo capitolo della partita del secolo. Il derby di Buenos Aires tra Boca Juniors e River Plate, storiche rivali del calcio argentino, questa volta sancirà, in un unicum storico, il vincitore del più prestigioso trofeo continentale latino americano, la Copa Libertadores.
L'andata allo Stadio Alberto Josè Armando, per gli amici La Bombonera, fortino storico del Boca, si è chiusa sul 2 a 2 dopo una battaglia campale che ha visto succedere di tutto. Dopo essere stati per due volte in vantaggio con Abila e "El pipa" Benedetto, gli xeneizes - i genovesi - soprannome dei tifosi del Boca che ne tradisce le chiare origini italiane, si sono fatti raggiungere sul pareggio dell'ex Genoa Pratto e dal rocambolesco autogol di Izquierdoz.
In un'atmosfera da vittoria mutilata in cui i tifosi millonarios (soprannome riverplatense che non ha bisogno di spiegazioni) non erano presenti per ragioni di ordine pubblico, i 22 in campo hanno dimostrato, una volta di più, che il mitico cantore uruguagio del fùtbol, Eduardo Galeano, non si sbagliava: «Boca - River è un duello che inizia sugli argini del Riachuelo e che divide in due la città di Buenos Aires».
Per capire la portata storica dell'evento bisogna anzitutto avere chiari alcuni concetti. River - Boca è una partita brutta, sporca e cattiva, come gli argentini dei barrios, ma è anche una partita carica di amore per la propria città, per la propria nazione e per uno sport che gli argentini e i sud americani in generale vivono come in Europa possiamo solo sognare. Vien da sé che il calcio, per Buenos Aires, non è solo calcio ma è guerra, una guerra centenaria che Boca e River combattono per la gloria sportiva ma anche per la rivalsa sociale. La Boca è il quartiere dove tutto è nato. Entrambi i club prendono il via dal piccolo e coloratissimo barrio che ospita la l'intersezione tra il Riachuelo e il Rio de la Plata, ma se da una parte gli xeneizes sono rimasti a rappresentare la parte operaia, proletaria e povera de La Boca, i millonarios sono col tempo emigrati più a nord, nella parte ricca della capitale, diventando la squadra dell'alta borghesia, quelli che pagavano moneta sonante e che facevano introiti oltre ogni misura con la cessione in Europa dei propri talenti (basti pensare che il Monumentàl fu costruito interamente con i soldi guadagnati dalla cessione di Omar Sivori alla Juventus nel 1957).
«Sapete cosa vuol dire stare tre settimane senza chiudere occhio? Una follia. Immaginate la pressione. Chi perde avrà bisogno di vent'anni per riprendersi. C'è troppo in palio». Se queste fossero le parole di un tifoso qualunque in un bar qualunque di Buenos Aires nessuno si stupirebbe, però in realtà questo è il pensiero di un tale - Mauricio Macri - che dal 2015, dopo essere stato Presidente del Boca Juniors, è Presidente della Repubblica Argentina. Nel corso degli ultimi 105 anni, data del primo superclasico, Boca - River è stato il momento in cui l'Argentina si è fermata, in cui si sono susseguiti gesti spesso scorretti e provocatori, risse in campo e sugli spalti che hanno spesso, purtroppo, causato morti e feriti.
La mitologia di questa partita vede eroi da entrambe le parti, e se il Boca può dire che ad aver vestito la camiseta gialloblu sono stati Diego Maradona, Riquelme, Batistuta, Veron e Caniggia, il River vanta tra i propri campioni Alfredo Di Stefano, Crespo, Kempes, ed Enzo Francescoli.
Come appare sull'arco sotto cui i giocatori passano per calcare i campi di gioco in ogni edizione della Copa Libertadores, le due rivali si contendono La gloria eterna, mentre agli sconfitti spetterà il fracaso più fragoroso della storia del calcio. Vietato non parteggiare per nessuno. Buenos Aires, l'Argentina e il mondo, sono spaccati a metà. Gli unici a festeggiare sicuramente saranno i cardiologi.
Francesco Gucci
[22.11.2018 - 15:52]
© 2003/25 Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Napoli · P.Iva 03375800632 · Versione 4.2 · Privacy
Conforme agli standard XHTML 1.0 · CSS 3 · RSS 2.0