Alla fine sono rimaste in quattro. E, probabilmente, non sono quelle che tifosi e opinionisti si aspettavano. Dopo quattro anni di strapotere juventino, a vincere la Coppa Italia sarà una squadra diversa. Nello specifico, una tra Milan, Fiorentina, Atalanta e Lazio. E nessuna di loro al momento è nettamente favorita rispetto alle altre tre.
A ribaltare i pronostici per primo è stato il Milan contro il Napoli. Dopo i diciannove gol in stagione con il Genoa, Piatek si è presentato ai suoi nuovi tifosi con una doppietta. Contrariamente alle previsioni, Koulibaly non è riuscito a contenere il centravanti polacco e, anzi, sull'azione che ha portato al raddoppio milanista si è lasciato saltare con una facilità insolita. Destino beffardo per il difensore senegalese: non commette molti errori, ma quando sbaglia, per il Napoli le conseguenze sono sempre pesanti. È stato così nel 2016 con il gol di Zaza, l'anno scorso con l'espulsione nella partita persa 3-0 contro la Fiorentina e lo è stato martedì sera in Coppa Italia. In semifinale il Milan dovrà proseguire con questo sistema di gioco: cinismo sottoporta e massima attenzione in difesa. Anche perché è troppo tardi per cercare un vero regista di centrocampo.
Se la squadra di Gattuso avrà fame a sufficienza, potrà davvero ambire a giocare la finale dell'Olimpico. Sul suo cammino incontrerà la Lazio di Simone Inzaghi che ha faticato più del previsto contro la favorita Inter. Nel loro quarto, i biancocelesti erano andati in vantaggio con Immobile durante il secondo tempo supplementare, ma si erano lasciati riprendere da un rigore di Icardi al centoventicinquesimo minuto di gioco. Salvo poi spuntarla ai rigori. Sull'economia della partita hanno pesato gli errori di Milinkovic Savic e Nainggolan: il primo ha causato il momentaneo 1-1 con un intervento senza senso proprio al confine tra dentro e fuori area. Il secondo ha sbagliato l'ultimo rigore della serie finale. Il momento psicologico del "Ninja" è attualmente drammatico e la scelta di Spalletti di dargli una responsabilità così grande è stata discutibile. SMS, dal canto suo, è in leggera ripresa, ma è ancora lontano da quanto ha dimostrato nella scorsa stagione. A differenza di Nainggolan, però, potrà provare a riscattarsi in semifinale. La Lazio sarà chiamata a una partita soprattutto di testa, durante la quale non dovrà distarsi in difesa e dovrà capitalizzare le occasioni in attacco.
A giocarsi l'altro posto in finale, Atalanta e Fiorentina. I bergamaschi hanno ripetuto la bella prestazione sfoderata in campionato e, stavolta, hanno battuto la Juventus dei marziani in una partita senza storia, finita 3-0. La squadra di Gasperini ha giocato una partita di impressionante maturità, non tremando neanche dopo il 2-0 e, anzi, capitalizzando con cinismo la leggerezza di De Sciglio sull'azione che ha portato al terzo gol. L'Atalanta sembra la squadra più solida mentalmente e quella più affamata di trofei. Chissà che la beffa di agosto ai preliminari di Europa League non sia stata la miccia per una stagione da chiudere con un trofeo. Trofeo che, del resto, Gomez e compagni meriterebbero. Le loro prestazioni non sono casuali, ma sono frutto di un progetto di gioco iniziato tre anni fa e sempre molto lineare.
Sulla loro strada i bergamaschi troveranno la Fiorentina che, finalmente, ha cominciato a capitalizzare l'enorme potenziale offensivo che si ritrova. Contro la Roma, la tripletta di Chiesa, la doppietta di Simeone e i gol di Muriel e Benassi sono sette segnali di una Viola giovane e spudorata. L'attacco a disposizione di Pioli sembra essere il più forte rimasto nella competizione. All'allenatore il compito di metterlo in condizione di far vacillare le certezze psicologiche dell'Atalanta. In questa semifinale ci sarà da divertirsi. Il turno lo passerà la squadra che saprà dare equilibrio alla sua sfrontatezza.
Michela Curcio
[2.2.2019 - 08:21]
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