Il groove energico di "Rocking in the free world" di Neil Young, in uno spot su Supertennis, per presentare il torneo più atipico di tutta la stagione tennistica. È tempo di Laver Cup. Dal 20 al 22 settembre, appuntamento a Ginevra, in Svizzera, nel paese di Roger Federer, il più entusiasta sponsor della manifestazione. Il format non è cambiato: dodici campionissimi, due team - #TeamEuropa e #TeamMondo, nove match in singolare e tre in doppio, tutti al meglio dei tre set. Il valore degli incontri cresce con il passare dei giorni. 1 punto per le partite del primo giorno, 2 per quelle del secondo e 3 per quelle del terzo. Vince la squadra che per prima tocca quota 15.
Mai come quest'anno le due formazioni sono estremamente sbilanciate. Tra le fila del #TeamEuropa è tornato Rafa Nadal, con i fan del #Fedal che già fremono per vederli dalla stessa parte della rete. Nel 2017 il loro doppio fu un evento di portata storica. I due affrontarono gli americani Jack Sock e Sam Querrey e vinsero al decisivo tiebreak, deliziando il pubblico con colpi da campioni e mostrando un'intesa invidiabile persino per gli specialisti della disciplina. Nadal ha preso il posto di Novak Djokovic che, a sua volta, lo aveva temporaneamente sostituito nel 2018, non riuscendo, però, a vincere il doppio con Federer.
Insieme ai Fedal, il capitano del #TeamEuropa, Bjorn Borg ha convocato i tre Next Gen Alexander Zverev, reduce da una stagione deludente, ma pur sempre vincitore di tre Master 1000 a soli ventidue anni, Dominic Thiem, due volte finalista al Roland Garros e l'astro nascente Stefanos Tsitsipas. A completare la formazione, l'italiano Fabio Fognini, il cui talento non è mai stato in discussione e il cui palmares dallo scorso aprile conta un Master 1000 di Montecarlo in più.
Con una squadra così ben assortita, la vittoria degli europei sembra scontata. A rappresentare il #TeamMondo, infatti, il capitano John McEnroe ha chiamato gli americani John Isner, Jack Sock e Taylor Fritz, i canadesi Milos Raonic e Denis Shapovalov e l'australiano Nick Kyrgios, ormai veterano della Laver Cup. I sei vantano in tutto due Master 1000 (Sock a Parigi Bercy nel 2017 e Isner a Miami nel 2018), una semifinale all'Australian Open (Raonic nel 2016) e una finale a Wimbledon (sempre Raonic sempre nel 2016).
Se lo scorso anno i due team erano più bilanciati (Grigor Dimitrov, David Goffin e Kyle Edmund erano meno temibili di quanto lo possano essere quest'anno Thiem, Tsitsipas e Fognini), il #TeamMondo versione 2019 preoccupa anche per il suo stato di forma. Isner non sembra essersi ancora ripreso dalla frattura di sforzo al piede patita a marzo per difendere il titolo di Miami contro Federer. Anche le stagioni di Sock e Raonic sono state ben sotto le aspettative. Per i non europei, l'unica speranza è il folle e istrionico Kyrgios. L'australiano è tanto folle quanto talentuoso. Non sempre ha voglia di giocare, ma quando ne ha è capace di smorzate raffinatissime, di ace di seconda a 230 km/h e di dritti in controbalzo talmente veloci che l'occhio del suo avversario non può neanche vederli partire. Da uno che ha chiuso la Laver Cup 2017 in lacrime per non aver vinto il match decisivo contro Federer, è lecito aspettarsi - per una volta - il massimo impegno. Se poi Shapovalov dovesse finalmente riuscire a incanalare il suo talento sui binari della concretezza, allora per il #TeamMondo la speranza può diventare possibilità più o meno reale.
Dalla tre giorni svizzera, ci sono match che i fan si aspettano a ogni costo. Il doppio Fedal non sembra essere in discussione. Vero che Federer e Nadal non sono specialisti della disciplina, ma è proprio in doppio, con il connazionale Stan Wawrinka, che Roger ha vinto, nel 2008, l'unico oro olimpico del suo immenso palmares. Rafa non è da meno, con il trionfo a Rio 2016 insieme a Marc Lopez. Dall'altra parte della rete quasi sicuramente ci sarà lo specialista Sock, probabilmente in compagnia di Fritz o, per dare brio alla coppia di non-europei, Kyrgios. Ma due vincitori di trentanove Slam complessivi partono sempre e comunque favoriti.
Sarebbe suggestivo rivedere anche il remake della semifinale di Washington di quest'anno. Una sfida Kyrgios-Tsitsipas sarebbe un concentrato di spettacolo, follia e, perché no, qualche colpo di testa e qualche adrenalinica reazione dopo un punto perso. I due sono caratterialmente più simili di quanto si possa pensare. L'australiano è più collerico, il greco è più drama queen, ma si sa, la rabbia è l'altra faccia dell'amore che entrambi provano per questo sport. Non sono propriamente amici - Nick e Stefanos - ma si piacciono e si stimano sul campo. Tanto di aver persino giocato insieme in doppio proprio al Citi Open, perdendo al primo turno, ma divertendosi e scoprendosi - neanche troppo sorprendentemente - simili come stile di gioco. Vista la propensione di Kyrgios a prendere le distanze dal politically correct che regna nel mondo del tennis, è già una notizia che abbia trovato in Tsitsipas un collega da stimare. La semifinale di Washington l'ha vinta l'australiano, al termine di tre combattutissimi set e di un decisivo tiebreak. In un eventuale rematch, è fuor di dubbio che il greco abbia tutta l'intenzione di pareggiare i conti.
Ma se proprio non si può avere un remake #Kyrgipas - questo l'hashtag scelto per i match che vedono protagonisti i due - sarebbe fantastico vedere l'australiano contro il nostro Fognini. Se c'è un altro giocatore nel circuito altrettanto spregiudicato contro i big, altrettanto talentuoso più per natura che per impegno e altrettanto altalenante in campo, è proprio il tennista di Arma di Taggia. Nick e Fabio: entrambi controversi, entrambi fastidiosamente sinceri, entrambi in grado di mettere a sedere davvero chiunque nei loro giorni migliori. Per una volta, la sfida non sarebbe a chi distrugge più racchette, ma a chi ha imparato a gestire meglio i nervi fragili. Perché se questi due avessero avuto un po' più di tenuta mentale in più - qualche Slam ai Fab 3 lo avrebbero rubato di sicuro. E forse lo sanno anche loro.
Ultima - ma non per importanza - tra le partite in grado di stuzzicare l'attenzione degli spettatori, un eventuale Zverev vs Shapovalov. Entrambi sono considerati tra i giovani più eclettici e spettacolari da vedere in campo. 22 anni il tedesco, 20 il canadese. Per entrambi il bottino di risultati negli Slam è magro. Miglior cammino? Due quarti di finale (nel 2018 e nel 2019) al Roland Garros per il primo, un ottavo di finale (nel 2017) agli US Open per il secondo. Sia Sascha che Denis si portano dietro l'etichetta di predestinati. Semifinale ad Amburgo a diciassette anni per il primo, semifinale nel Master 1000 di Montreal a diciotto anni per il secondo. Quest'anno, un appannamento generale per entrambi. Una sola vittoria - il 250 di Ginevra - per Zverev, ancora zero titoli per Shapovalov - e il tempo per muovere la casella già nel 2019 stringe. Una sfida tra questi due giovani tennisti potrebbe rispondere a una domanda più che mai interessante: chi dei due riuscirà a capitalizzare meglio il proprio talento? Attualmente il conteggio di trofei in bacheca dice 11 a 0 per il tedesco. Ma il canadese ha due anni di freschezza in più da poter far valere già dai prossimi mesi.
Pronostico finale, dunque? Decisamente favorito il #TeamEuropa. Ma adesso è il tempo di mettere da parte le analisi e di lasciare spazio allo spettacolo, al fair play, ai sorrisi e alla sana competizione.
Michela Curcio
[18.9.2019 - 17:54]
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