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a cura della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa
in convenzione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti

 
Fondazione Terzo Pilastro
IL MASTER GERENZA CONTATTI

Regole: obbligo
o condivisione?


Caro direttore

Alle elementari avevo una maestra molto severa. Una regola su cui non transigeva era quella del grembiule. Anche a settembre, quando le temperature, in quel di Mondragone, toccavano i 30 gradi.

«Tutti devono portare la stessa divisa», diceva in continuazione la maestra Maria.

Ma non andava sempre così. Erano tanti i papà e le mamme che trasgredivano alla regola. Perché, in piena estate, indossare quel grembiule sembrava una tortura senza senso.

Poi un giorno, quando l'ennesimo genitore si presentò alla sua porta protestando per quella regola insensata, la maestra Maria decise di parlare. «Non è una questione di forma - spiegò - ma di sostanza. In passato mi è capitato di vedere bambini essere presi in giro dai loro compagni per i vestiti non alla moda o per le magliette scolorite. Il grembiule serve a mettere tutti - ricchi e poveri - sullo stesso livello».

Il giorno dopo tutti i bambini si presentarono a scuola con il grembiule. Nonostante il caldo.

La storia della maestra Maria ci fa capire che le regole sono importanti ma che vanno spiegate e condivise.

Michela Curcio, nel suo editoriale sull'ultimo numero di Inchiostro, commentando la decisione di una preside di Scampia di lasciare fuori dalla scuola un alunno perché portava le treccine blu, ha scritto che quella preside ci insegna «che la vera libertà si trova nel rispetto delle regole, non in un ostentato - e francamente anche insensato - bisogno di trasgredire per il semplice gusto di volerlo fare».

Le regole, invece, vanno rispettate solo quando sono condivise. L'errore di quella preside (e della maestra Maria) è stato credere di poter imporre la propria autorità senza dare troppe spiegazioni. Non ai giornali ma allo stesso ragazzo. Se invece di buttarlo fuori da scuola (un atto, a mio avviso, di una gravità disarmante) gli avesse spiegato che quelle treccine blu avrebbero potuto distogliere l'attenzione dalle sue mille qualità - lasciando poi a lui la scelta se tenerle o meno - avrebbe svolto meglio il compito che la scuola e la società le ha demandato: quello di educare.

Quella preside ha insegnato che le regole vanno rispettate sempre. E che non bisogna fare domande. Michela Curcio ha lasciato intendere che è apprezzabile solo chi si adegua al contesto.

La libertà vera sta nel comprendere i motivi che stanno dietro le regole e poi decidere di conseguenza se seguire la regola o combattere per cambiarla.

Per il resto, viva le treccine blu, viva la libertà di esprimere se stessi e viva la maestra Maria che quel giorno imparò che la condivisione è più efficace dell'imposizione.

Mario Messina

[30.9.2019 - 10:58]



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