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a cura della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa
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Calcio

10 cose che abbiamo imparato
dalla terza giornata di Champions League


Il girone di andata della Champions League 2019/2020 si è appena concluso con risultati altalenanti per le squadre italiane. Se Juventus e Napoli sono già con un piede agli ottavi, e l'Inter ha dato una decisa sterzata alle sorti del girone con la vittoria contro il Borussia Dortmund, l'Atalanta, al contrario, è praticamente rassegnata all'esclusione dalla competizione e rimane aggrappata alla speranza di un terzo posto che la porterebbe alla fase finale dell'Europa League.

Le 16 partite della due giorni di coppa ci hanno dato molte indicazioni interessanti. Cosa abbiamo imparato allora dalla giornata appena trascorsa?

1. La Juventus è cambiata definitivamente

La Juventus targata Sarri sta dimostrando di essere una squadra nuova. Storicamente i bianconeri si sono sempre concentrati sul risultato trascurando il cosiddetto "bel gioco", ora invece, puntano, con un discreto successo, a imporre gioco e supremazia territoriale (77,8% di possesso palla, nuovo record da quando vengono raccolti questi dati - Fonte Opta). Cuadrado, da possibile partente, ha stabilito, nella partita contro la Lokomotiv Mosca, un nuovo record per la competizione con ben 151 palloni toccati in una sola partita. Pjanic è diventato il fulcro del gioco con un livello anche più alto di quello del Jorginho di Napoli e di Londra, e il trio davanti pensa al resto. La Juventus dà la sensazione di essere di diritto una seria candidata al titolo.

2. Il Napoli avanti di cuore e di tecnica

Impegnato nella insidiosissima trasferta di Salisburgo, dove la Red Bull del gioiello Håland si sta rivelando la rivelazione del torneo, il Napoli soffre ma vince, novità assoluta all'ombra del Vesuvio. Gli azzurri hanno dimostrato in Austria di avere i nervi saldi, di non far saltare il banco alla prima difficoltà come troppo spesso è successo in passato e si sono imposti con la testa, il cuore e, nemmeno a dirlo, la grande tecnica del trio d'attacco. Mertens supera Maradona e punta ad Hamsik per il record assoluto di gol segnati con gli azzurri, ci arriverà prima di Natale. Intanto ci ha regalato una delle esultanze più divertenti della storia. Che la mettano su FIFA subito.

3. Conte+Lautaro, l'Inter è viva.

Alzi la mano chi avrebbe scommesso un euro sulla qualificazione dell'Inter in questo girone di ferro. Certo, non è ancora fatta, ma dopo 3 partite un secondo posto al pari del Borussia Dortmund con lo scontro diretto a favore non è poco, specie per una squadra che ha cambiato moltissimo in così poco tempo. Se il Barcellona di Messi è una squadra di tutt'altra categoria, l'Inter di Conte sta dimostrando di essere sulla buona strada per tornare ai livelli che le spettano. C'è ancora molta strada da fare, ma con un Conte e, soprattutto, un Lautaro in più, i tifosi nerazzurri sono autorizzati a sognare.

4. La Dea può fare di meglio

Tutto quello che l'Atalanta ci avrebbe regalato in questa Champions da debuttante sarebbe stato grasso che cola. Una squadra giovane con un allenatore bravo che ha trovato la sua dimensione a Bergamo e per cui persino Pep Guardiola ha speso parole di elogio, non poteva certamente pretendere di andare all'Etihad Stadium a imporsi. Però... zero punti in tre partite sono troppo poco anche con tutte queste attenuanti. La Dinamo Zagabria, più dell'Atalanta, ha solo l'esperienza europea, lo Shakhtar Donetsk stessa cosa. La Dea, negli 11, è la seconda compagine del girone, l'inesperienza da sola giustifica gli 11 gol presi in 3 partite? Certo, la punta di diamante Zapata è ai box, ma, saremo sinceri, ci aspettavamo di più.

5. L'addio di Icardi è stato un peccato mortale

La gestione del caso Icardi da parte di Beppe Marotta durante l'estate è stata, purtroppo, disastrosa. L'ex AD della Juventus ha usato il pugno duro con i coniugi Maurito-Wanda quando non era necessario, per poi dimostrarsi mollaccione quando serviva imporsi. Il risultato è che El Wandito ora fa sognare il Parco dei Principi. Con un Cavani già proiettato verso Madrid con l'Atletico che pare lo attenda già per gennaio, Icardi sta rapidamente scalando le gerarchie del Paris Saint Germain. Segna e fa segnare, sembra a suo agio (e vorremmo anche vedere) al fianco di Neymar e Mbappé, e il suo nuovo club è pronto a riscattarlo a giugno. Senza nulla togliere a Romelu Lukaku, l'Inter avrebbe potuto risparmiare soldi e garantirsi più gol gestendo meglio le bizze di Maurito e signora.

6. Nessuno dà credito al Bayern, ma...

Il Bayern Monaco è sempre lì. Nonostante i recenti addii delle frecce Arjen Robben, ritiratosi a giugno, e Franck Ribery, che sta vivendo la sua seconda giovinezza a Firenze, la corazzata bavarese non ha perso il suo smalto. È vero, non sarà quella che ha alzato la coppa dalle grandi orecchie nel 2013, non avrà in squadra tutti quei fancy boys di un tempo, ma con un Lewandowski così, a segno da 12 partite consecutive, uno Gnabry in forma strepitosa, e una sequela di giovani interessanti da lanciare nella mischia, non si può non annoverarla tra le pretendenti. Se ne parla sempre troppo poco, ma intanto sono sempre lì.

7. Che sia l'anno del PSG?

"Icardi non è accettato nello spogliatoio da Di Maria". Nemmeno parlassimo di gatti. Intanto il duo argentino è quello che fa registrare i numeri migliori all'ombra della Tour Eiffel. Neymar è ancora infortunato (chissà non sia un mal di pancia catalano), Cavani vuole partire e non si contano le defezioni, ma il PSG, nonostante stia un po' snobbando la Ligue 1, in Champions vola. Stavolta sembra una squadra estremamente più quadrata e meno ballerina dietro rispetto agli altri anni, se riusciranno a non perdersi nel solito bicchier d'acqua (e se non incontreranno il Barcellona agli ottavi come al solito), chissà, magari questo potrebbe essere il loro anno.

8. A Madrid le prime vedove di CR7

Dalle stelle alle stalle. Se l'acquisto di CR7 ha avuto una forte impronta positiva per la Juventus, sia in termini di entusiasmo dell'ambiente che di introiti da sponsor e merchandising, non si può non notare come ci sia stato un "effetto CR7" al contrario anche in quel di Madrid. Da quando è andato via il portoghese, non solo il Real non sa più vincere ma sembra caduto in una sorta di baratro nero nel quale va tutto male. Nemmeno l'esoso acquisto del folletto belga Hazard (atterrato in Castiglia con almeno una decina di kg di troppo) ha rimesso le cose a posto. Vero, il Real Madrid è sempre il Real Madrid, ma il 2020 sembra proprio uno di quegli anni da 'zeru tituli' che dopo un ciclo così vincente è davvero inevitabile.

9. Ajax ombra di sé stesso

I tifosi dell'Ajax, probabilmente, racconteranno la squadra dell'anno domini 2018/2019 ai propri nipoti. Una squadra sfacciata, svergognata. Undici semi sconosciuti, di cui moltissimi under 20, hanno fatto letteralmente tremare le big d'Europa perdendo la possibilità di giocare la finale a causa di un peccatuccio veniale di inesperienza all'ultimo secondo di una semifinale che meritavano di portare a casa. Oggi di quell'Ajax sono rimaste le briciole. De Ligt, capitano e nominato per il Pallone d'Oro, è volato a Torino dove sta faticando a ritrovarsi, Lasse Schone ha optato per giocare sotto la lanterna sponda rossoblu, De Jong è andato a fare compagnia a Messi. Cosa rimane dei lancieri? Una squadra che sta provando a lanciare la nuova infornata di ragazzi della primavera che devono coadiuvare i redivivi Tadic, Ziyech e Van de Beek. La magia, ahinoi, sembra finita.

10. Chi trova un Håland trova un tesoro

Last but not least. Erling Braut Håland, norvegese nato a Leeds il 21 luglio del 2000. Chi lo aveva mai sentito nominare prima dell'inizio di questa stagione? Pochissimi. Il nome del ragazzo, però, era "stranamente" appuntato sul taccuino degli AD di mezza Europa. La Juventus sembrava la più decisa a concedere alla Red Bull Salisburgo questo sanguinolento milione di euro per portarlo sotto la Mole, ma alla fine non se n'è fatto più niente. Errore grave, il biondissimo e altissimo Erling, bravo di destro, di sinistro e di testa, ha segnato 6 gol in 3 partite di Champions League, regalandosi il pallone della partita d'esordio con la tripletta contro il Genk. 11 gol in 9 partite nel modesto campionato austriaco e una manciata di marcature in coppa nazionale. A 19 anni, alla sua prima stagione in un club di una certa importanza, il gigante Håland sembra avere le stigmate del predestinato. Lo seguiremo con grande attenzione, peccato che il suo cartellino stia velocemente incrementando il suo valore. Dovesse continuare così, sarà il prossimo mister 100 milioni.

Francesco Gucci

[25.10.2019 - 11:31]



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