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La Roma universitaria senza studenti
in un'atmosfera che ricorda agosto

Anche l'edicolante ricorda ai suoi clienti il metro di distanza di sicurezza (foto di Valentina Matrascia)


Le strade insolitamente senza traffico, i bar vuoti o quasi ricordano la quiete surreale dei giorni di metà agosto.

Niente studenti ad affollare le copisterie in cerca di appunti e dispense o tesi da rilegare. Niente motorini parcheggiati davanti alla facoltà che costringono i pedoni a fare lo slalom per passare e non essere travolti.

La Roma del Coronavirus è la Roma della mancanza: manca la gente, manca il rumore e pure il traffico. Da un momento all'altro ci si aspetta di sentire un suono insistente di clacson o il fischio di un vigile urbano che tenta invano di gestire il caos. Tra i pochi pedoni c'è chi porta la mascherina e chi preferisce un foulard per coprirsi bocca e naso.

Chiudono i pub per "la legge del buon senso", resiste il McDonald, mai così vuoto prima di ora, e i supermercati con ingresso contingentato presi d'assalto già all'alba del giorno dopo il decreto. A metà mattina mancano già pane, uova e caffè: «Torni domani, signora». Anche davanti alla farmacia - che avverte con un grande cartello: «mascherine esaurite!» - e al tabaccaio si sta in fila, rispettando la distanza di sicurezza: si entra in piccoli gruppi, tassativamente non più di quattro alla volta.

Nessun bambino al parco, giostre abbandonate mosse appena dal vento. Deserta anche l'area cani. Presente, invece, ovunque la parola che tutti ormai hanno ossessivamente nelle orecchie: Coronavirus. Le norme per prevenire il contagio campeggiano sulle vetrine di quei pochi esercizi commerciali che resistono, anche se con pochissima affluenza. C'è chi, tanti, sceglie di chiudere e espone, quasi come un manifesto funebre, l'intero decreto firmato dal Presidente del Consiglio.

Fra i tanti esercizi commerciali che scelgono tirare giù la saracinesca c'è il mini luna park. «È un dramma», racconta a bassa voce e con lo sguardo basso il proprietario mettendo via le ultime cose. «E chissà quando finirà tutto questo.. Nel frattempo, però, continuiamo a pagare tasse e imposte. Ieri ho aspettato con ansia per tutta la serata la conferenza stampa del presidente Conte e poi, con le lacrime agli occhi, ho dovuto fare una scelta a malincuore: chiudere tutto e preparare la lettera di licenziamento dei due ragazzi che mi aiutavano. Spero di riassumerli presto, quando tutto - speriamo presto - sarà finito..». Una bambina piange disperata davanti al cancello chiuso, vorrebbe fare un giro sul trenino come ogni pomeriggio. Dovrà aspettare, ora sulla giostra c'è il virus.

Valentina Ersilia Matrascia

[10.3.2020 - 18:25]



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