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Caos Serie A

Calcio fermo, la ripresa non è in vista

Il Ministro per per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora insieme al Presidente del Coni Giovanni Malagò


No, non si riparte. Sì, si riparte a maggio. No a giugno. Ma la Champions, però, si gioca per forza il 7 agosto. Ma ad agosto fa troppo caldo. Sì, ma si gioca lo stesso ogni tre giorni. Vabbè, vediamo che succede tra un mese e decidiamo.

Dall'esterno, il tenore dei discorsi che si tengono nella stanza dei bottoni del pallone deve essere circa questo. Sia a livello locale che internazionale, tra ministri, presidenti di società, di federazioni, di organismi sovranazionali c'è chi si affanna, si indigna, si impegna e poi, magari, getterà anche la spugna, ma senza gran dignità.

La verità è quella sotto gli occhi di tutti, il calcio è fermo da quel triste derby d'Italia a porte chiuse e dal trionfo storico dell'Atalanta in Europa. Tutti (o quasi) siamo stati costretti nelle nostre case a "morir di fame" di sport, e tutti avremmo davvero la fantozziana voglia di veder giocare la nazionale con in mano una familiare di Peroni gelata, ma dobbiamo, ancora una volta, guardare in faccia la realtà. Tutti dicono che siamo nella fase terminale del contagio, che dal 4 maggio potremo tornare alla vita di prima, ma ci sono ancora 500 morti al giorno e il calcio dovrebbe essere davvero l'ultimo dei nostri pensieri.

La realtà, però, ha anche un'altra faccia, quella di un movimento in crisi dove ci sono migliaia di persone impiegate che, al momento, non portano a casa lo stipendio. Secondo il Corriere dello sport, un'eventuale sospensione definitiva della stagione esporrebbe al default almeno l'85% dei club di Serie A. Una catastrofe. Niente partite significa niente diritti tv, la grossa parte delle entrate di molti club, e niente incassi dallo stadio. Intanto, quando tutti pensavano che gli allenamenti sarebbero potuti riprendere dal 4 maggio, è arrivata la doccia fredda: "Al momento non possiamo dare per certa la ripresa né degli allenamenti né del campionato", parola di Vincenzo Spadafora, Ministro per lo sport. "Non c'è solo il calcio - ha continuato - e il calcio non è solo la Serie A. Mercoledì la Federazione ci presenterà il protocollo studiato per la ripresa degli allenamenti e decideremo insieme".

Non dobbiamo farci illusioni, dice il Ministro, ma il calcio è tra l'incudine e il martello. Mancano ancora 124 partite alla fine del campionato, più coppe nazionali e continentali. Dall'altro lato c'è il coronavirus, il rischio contagio, e la sicurezza di tutti, proprio tutti, gli addetti ai lavori.

Con ogni probabilità questo campionato verrà concluso in estate, ci sono troppi interessi in gioco, ma forse, dall'anno prossimo dovremo abituarci a fruire della Serie A e lo sport in generale, in maniera un po' diversa. Magari dovremo andare allo stadio con la mascherina e i guanti, o forse, per un po', non potremo più abbracciarci al gol decisivo al 90'. Forse dovremo star seduti a 3 seggiolini di distanza o forse dovremo guardare tutto in tv. I tifosi non sono spaventati, tanto, a qualsiasi condizione, ci saranno comunque.

Francesco Gucci

[21.4.2020 - 20:26]



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