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Una ricerca conferma

Questo calcio non è
uno spettacolo per giovani


"La Superlega sarà capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio" ha detto Andrea Agnelli, in veste di vicepresidente della competizione che ha fatto tremare, per due giorni, l'Europa del pallone e non solo.

Ma chi sono questi giovani tifosi del futuro? Da una ricerca commissionata dall'associazione dei club europei, dal titolo "Fan of the future" e pubblicata nel settembre 2020, emerge un quadro preoccupante per il calcio di oggi. I giovani tra i 16 e i 24 anni non tifano più o lo fanno in in maniera radicalmente diversa dal passato. La loro abitudine

ad un consumo rapido ed immediato rende i 90 minuti della partita un tempo infinito e quindi preferiscono gli highlights. A questo si aggiunge l'utilizzo massivo dei dispositivi mobili che sono diventati il canale esclusivo per guardare anche il calcio. I ragazzi seguono con maggiore interesse le competizioni internazionali, tifano per formazioni straniere e sono più attaccati ai campioni famosi che alla squadra del cuore, facendo venire meno l'identità locale insita nel tifo calcistico. Di calcio ne parlano sui social più che al bar o in casa e vivono l'esperienza del pallone attraverso i videogiochi che rappresentano una nuova frontiera per il merchandising calcistico. I nuovi fan appaiono

più come dei follower che degli ultras ed è chiaro dunque che la figura del tifoso tradizionale è destinata a scomparire nel giro di pochi anni.

"Fan of the future" oggi sembra essere più che una ricerca un business plan della Superlega. La nuova competizione, già naufragata tra le polemiche e i giochi di potere del calcio europeo, rispondeva proprio alle nuove esigenze. Il progetto prevedeva infatti partite più corte, divise in tre tempi e la vendita dei diritti degli highlights come prodotto

separato dal match.

Alla luce dei dati sui tifosi del futuro, le parole di Agnelli suonano come un tentativo di spostare la discussione sulla Superlega dalle polemiche sull'etica e la morale sportiva, all'analisi di un business che oggi deve adattarsi alle nuove tendenze per non sparire.

Il calcio è infatti uno spettacolo, lo è da decenni, e come tale viene venduto in tutto il mondo. Uno spettacolo però per esistere deve avere un pubblico, deve incontrarne i gusti, le abitudini e le tendenze e il calcio di oggi non è uno spettacolo per i giovani. Per diventarlo deve trasformarsi adattandosi ai tempi, arrivando nei nuovi luoghi di socializzazione, soprattuto quelli virtuali, superando i confini locali per soddisfare chi vive anche il tifo come un'esperienza globale.

La Superlega come progetto è già morto ma di certo rappresenta la manifestazione dell'esigenza del mondo dello spettacolo calcistico di fare i conti con le trasformazioni epocali che stiamo vivendo. Trasformazioni sociali, economiche e culturali così profonde che non possono non incidere su un gioco che coinvolge milioni di persone e interessi economici e politici globali.

D'altronde nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, anche il calcio.

Claudio Mazzone

[22.4.2021 - 07:50]



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