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a cura della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa
in convenzione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti

 
Fondazione Terzo Pilastro
IL MASTER GERENZA CONTATTI

Finale degli Europei

La partita minuto per minuto


Inghilterra Italia 3-4. Londra, Wembley. Football House. Fischiano Il Canto degli Italiani i sudditi di Sua Maestà. Lo fanno per rabbia e per timore, per invidia e furore, con disperazione ed allegria. Non trionfano dal 1966, loro: il Mondiale di casa strappato alla Germania. Non ci laureiamo Campioni dell'Europa calcistica dal 1968, noi: avversaria la Jugoslavia ancora governata dal maresciallo Tito.

Al cospetto delle torri del tempio i Tre Leoni cominciano una danza meravigliosa. Al quarto minuto capitan Harry Kane cuce un'azione di potenza e prepotenza. Se ne va agli Azzurri e lascia partire un lancio con destinazione area di rigore. Luke Shaw è un esterno di stazza e sostanza del Manchester United quasi sconosciuto ai più: ha 25 anni ed

è l'uomo designato dalla sorte per rispondere al richiamo del capitano. Impatta il pallone di corsa e lo spedisce dove Donnarumma non può arrivare. Uno a zero ed è subito notte.

Qui cominciano. Cosa? Le spinte italiane e le respinte griffate Union Jack. Il primo tempo trascorre stordito e bloccato per gli uomini di Mancini. La Southgate Band si stanca presto di danzare: preferisce catenacci e chiusure a tripla mandata. Senza troppo badarci. C'è da vincere. Uccidere la maledizione.

Poi, nella ripresa, la nostra Nazionale si china, raccoglie i cocci e piano piano si tira sù. E' un giropalla, un possesso continuo e brevilineo. Un assedio tentato ma non troppo, perché di fronte si difendono bene. Solo le gambe tremano un po'. Quando l'ora di gioco scorre da otto minuti, Marco Verratti sfugge alle marcature inglesi e dal vertice alto d'ingresso dell'area fa partire una palombella che levita poco distante dai pali dell'ultimo baluardo della Regina. E lì, in attesa dell'ultimo tocco, c'è Leonardo Bonucci, una vita da difensore. Lui lo sente che l'occasione prima o poi arriva. Non sarà mai bella da vedersi, ma efficace sì. Dunque io tiro e non ci penso. E la sfera, lei, non si fa problemi. E s'insacca per il pareggio.

Ora sentiamo il respiro sospeso di Wembley. Ascoltiamo. Ascoltiamo. Il gioco riprende e gli uomini in campo forse presentono che il risultato non si muoverà più. Troppa tensione, troppi conti in sospeso. L'Italia ci prova nei minuti finali e nei Supplementari, telecomandata dall'allenatore e spronata da capitan Chiellini che rincuora e impartisce indicazioni, si muove e fa muovere con la poca energia rimasta.

E l'Inghilterra? Osservate Harry Kane, il Capitano. Accanto a lui girano i due satelliti, Mount e Sterling. Chiama i compagni, li invita, li cerca, alza le braccia il cielo ad invocare un aiuto che non c'è. Infine, tra compagni e avversari, vince la stanchezza. Avanzano i rigori. Si fronteggiano. Occhi negli occhi. Palmi aperti contro palmi aperti. Si chiamano Gian Luigi Donnarumma e Jordan Pickford. Ultimi uomini, entrambi. Bravissimi e soli, entrambi. Uni e bini sotto la curva inglese.

Inizia l'Italia. Anche questa volta parte Berardi. Un tocco allo scarpino, un altro al pallone, e Pickford è spiazzato.

Vantaggio Italia. Harry Kane, il Capitano. Senza Pretoriani e Satellites. Lui e Donnarumma, due solitudini. E Gian Luigi intuisce, ma non prende. Pareggio Inghilterra. Andrea Belotti, capitano del Toro. Si ferma un attimo. Batte di

destro. E Pickford respinge la conclusione. Parità, parità. Harry Maguire, la "montagna rocciosa" della difesa inglese.

L'esecuzione è perfetta. Il vantaggio un accenno di sentenza. Leonardo Bonucci. Ha già trafitto Pickford. E lo fa di nuovo. Parità, ma noi ne abbiamo calciato uno in più. Rashford, ora. Si china leggermente in avanti. Prende la rincorsa. E centra il palo a portiere battuto.

Chi vincerà? Federico Bernardeschi. Entrato dalla panchina. Piove a Wembley. La pioggia scorre sulla sfera. Il ragazzo parte e, dritto al centro, spiazza Pickford. Vantaggio Italia. Tocca a Sancho, subentrato a partita in corso. Tremano le gambe del calciatore. Il tiro è lento. E Donnarumma, questa volta, lo cattura. Jorginho, giudice della Spagna. Solita preparazione perfetta. Solito pallone indirizzato a sinistra. Ma il finale non è mai scritto, giusto? E Jordan Pickford respinge con tutto quello che ha. Vantaggio ancora italiano, ma... Bukayo Saka è un talento. 19 anni, origini nigeriane e un'immensa voglia di vivere. Gareth Southgate, il CT, lo ha fatto entrare dalla panchina come una carta vincente. Stasera il Destino porta il suo nome. Si presenta sul dischetto di fronte al portiere italiano. Non guardare le braccia, non guardare le braccia, non guardare le braccia. Ma Bukayo alza gli occhi. Un incrocio di ciglia tra Terra e Fortuna.

Come il suo tiro. Che Gian Luigi intuisce e respinge, consegnando all'Italia il secondo titolo della sua storia calcistica.

WembleyWimbledon. WembleyWimbledon. Il suono di una domenica che ricorderemo a lungo. Due prati verdi dove nascono speranze. WembleyWimbledon. Se lo leggiamo ad alta voce sentiamo il suono di un bacio. Un bacio alla vita che ritorna, nonostante tutto. E speriamo non ci lasci più.

Stefano Ciccarelli

[12.7.2021 - 11:40]



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