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La Corte di Strasburgo boccia l'Italia: no all'ergastolo ostativo

L'Italia non potrà imporre il carcere senza benefici a vita ai condannati solo sulla base della loro decisione di non collaborare con la giustizia. Il caso sottoposto alla Corte di Strasburgo è quello di Marcello Viola, in carcere per associazione mafiosa, omicidio, rapimento e detenzione d'armi. A Viola sono stati rifiutati due permessi premio e la libertà condizionale in quanto egli non aveva voluto collaborare con la giustizia. I giudici europei hanno affermato che il rifiuto a collaborare non implica necessariamente che il condannato non possa essersi pentito e che non si sia distaccato dall'organizzazione criminale, ma che il soggetto possa non voler diventare un "pentito" per paura di ripercussioni. Già in dottrina (prof. G. Pansini, tra i primi) si era osservato, anticipando l'opinione della Corte, che non sempre la collaborazione comporti un reale pentimento e la fine dei contatti con le organizzazioni criminali. La Corte ha sostenuto la necessità di modificare la legge italiana sull'ergastolo ostativo e di inserire ulteriori possibilità, oltre alla collaborazione con la giustizia, per avere sconti di pena. Svolta garantista o delegittimazione del 41bis?

n° 1640 - giovedì 24 ottobre 2019
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tag Corte di Strasburgo | Procedura penale | Ergastolo | Pena | Carcere | Collaboratore di giustizia



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