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Chi dice "metadone" dice danno... alla privacy

Una ex tossicodipendente ricoverata presso un ospedale aveva chiesto che il proprio stato di salute non fosse rivelato ai familiari. Tuttavia, durante una visita della sorella, la caposala ha chiesto quando somministrare il metadone. Conseguenza: il ripudio da parte della famiglia.
Il Tribunale di Pordenone, investito del caso, ha riconosciuto in favore della paziente un risarcimento danni per la sofferenza affettiva patita, ravvisata l'assenza di misure minime di sicurezza dei dati personali che l'ospedale avrebbe dovuto adottare.

n° 58 - giovedì 23 settembre 2010
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tag Tutela dei dati personali | Dati sensibili | Adozione misure minime di sicurezza



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