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Dipendente escort... occhio alla privacy

Può un ente effettuare un'indagine e sanzionare una dipendente "colpevole" di essersi proposta come escort su alcuni siti online? Del caso è stata investita la Suprema Corte, che con sentenza n. 21107/2014 del 7/10/2014 sez I, ha evidenziato come l'immissione di alcuni dei propri dati personali in rete, pur lasciando presumere la volontà dell'interessato di permetterne l'utilizzazione per gli scopi per cui gli stessi sono stati resi pubblici, non consente tuttavia di ritenere che quel consenso sia stato implicitamente prestato anche in funzione di qualsiasi altro trattamento. Inoltre evidenzia che colui che effettua operazioni di trattamento su dati personali può ricavare dal loro accostamento, comparazione, esame, analisi, congiunzione, rapporto od incrocio un "valore aggiunto informativo", potenzialmente lesivo della dignità dell'interessato, dignità che la legislazione in materia di trattamento dei dati personali mira invece a proteggere.

n° 1135 - giovedì 30 ottobre 2014
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tag Garante | Dati personali | Pubblica amministrazione | Dati sensibili | Corte di Cassazione | Rapporto di lavoro



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