Tutta colpa di Freud!
Si configura come esercizio abusivo della professione l'ipotesi di un soggetto che pone in essere sedute di psicoanalisi con cadenza settimanale senza avere competenze professionali e senza essere iscritto all'Albo dei medici o degli psicologi. È quanto ha chiarito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 13556/2020, confermando la condanna nei confronti di un'"assistente sociale non residenziale" che era laureata in lettere e filosofia. La sedicente psicoterapeuta, come accertato in sede di indagini, si era spinta a realizzare nei confronti dei suoi "pazienti" un'analisi freudiana bastato sul metodo del colloquio e dell'ascolto. L'obiettivo era quello di realizzare un vero e proprio percorso psicoterapeutico volto a guarire patologie e nevrosi.
n° 1692 - giovedì 7 maggio 2020
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