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Diffamazione a mezzo pec? La Cassazione dice sì

Con la sentenza n. 34831/2020, la Corte di Cassazione ha dichiarato che si configura il reato di diffamazione anche se il messaggio diffamatorio è inoltrato ad una persona specifica mediante il mezzo di posta elettronica certificata. È noto che il reato di diffamazione implica un elemento fondamentale: la diffusività del messaggio denigratorio tale da danneggiare la reputazione della persona offesa. Tuttavia la Suprema Corte ha affermato che le caratteristiche della Pec non escludono la potenziale accessibilità a terzi delle comunicazioni. La "certificazione", infatti, riguarda i soli elementi estrinseci della comunicazione e non l'esclusiva conoscenza per il destinatario della e-mail originale. La Corte ha anche affermato che l'invio di e-mail a contenuto diffamatorio integra ipotesi di diffamazione aggravata, quando plurimi siano i destinatari del messaggio, in presenza della prova dell'effettivo recapito dello stesso.

n° 1754 - giovedì 17 dicembre 2020
vai alla fonte Diritto 24
tag Corte di Cassazione | Diffamazione | Posta elettronica certificata (PEC) | Reato



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