Giurista 2.0 - a.a. 2021/22
Sono intervenuti:
Gustavo Zagrebelsky
"La professione del giurista"
Piergaetano Marchetti
"Notaio 2.0"
Giovanni Fiandaca
"Magistrato 2.0"
Guido Alpa
"Avvocato 2.0"
Giuliano Amato
"Il giurista giudice delle leggi"
19.4.2022
La tecnologia è un alleato, non un ostacolo, alla funzione notarile (pdf)
13.4.2022
Perché la rivoluzione digitale non renderà obsoleta la professione di avvocato (pdf)
L'Arte del Giudicare - a.a. 2020/21
Sono intervenuti:
Giovanni Pitruzzella
"Del giudicare in Europa e per l'Europa"
Giuseppe Severini
"Del giudicare nel processo amministrativo"
Giovanni Canzio
"Del giudicare nel processo in Cassazione"
Gabriella Palmieri
"Del giudicare nel contraddittorio"
Giancarlo Coraggio
"Del giudicare nel processo costituzionale"
Diritto e confini - a.a. 2018/19
Il confine rappresenta un elemento originario, costitutivo per le categorie
del diritto privato e civile (basti pensare alla proprietà, al cui fondamento
riposa una vera e propria "metafisica dell'appropriazione", realizzata come
apposizione di un segno che è essenzialmente finium regundorum) come del
diritto pubblico (dall'idea di una polis come spazio politico perimetrato
da mura fino alla centralità dell'elemento territoriale per la dottrina dello
Stato) e strutturale per il discorso giuridico nel suo complesso. La
contemporaneità sollecita in modo ineludibile il pensiero dei giuristi intorno
all'implosione dell'elemento del confine in favore di un "diritto globale
sconfinato", che non ha però impedito (ma forse propiziato) l'insorgere di nuovi
confini, secondo la pericolosa dialettica che associa e oppone boundaries e
borders.
Per altro aspetto, la riflessione giuridica è sempre più assediata, ma anche
spinta all'avanzamento, dal rapporto tradizionalmente fecondo con le altre
discipline delle scienze sociali, al confine con quelle giuridiche ma
sempre più tendenti a un'osmosi che merita un'attenzione particolare. Se
l'economia, la sociologia, l'etica, hanno sempre costituito luoghi di
interlocuzione continua con il sapere scientifico strettamente giuridico, se da
lungo tempo ormai è stata giustamente abbandonata ogni pretesa di rigida
partizione disciplinare fra culture prossime e irrelate, oggi sembra
particolarmente urgente impostare un dialogo ancora più stretto - ma non
inconsapevole delle rispettive tipicità - con gli studi che si pongono al
confine dell'ambito in cui operano i giuristi.
Sono intervenuti:
David Capitant
"Diritto comparato e territorialità del diritto"
Beniamino Caravita di Toritto
"Confini e diritto costituzionale"
Daria de Pretis
"Europa, diritto e confini"
Gianfrancesco Zanetti
"Limiti e confini del diritto"
Enzo Cannizzaro
"I confini del diritto transnazionale"
Vincenzo Militello
"Migrazioni e traffico di esseri umani"
Giuseppe Benedetto Portale
"La responsabilità sociale dell'impresa nell'esperienza comparata"
Carlo Venditti
"Diritto privato e confini possibili"
La comparazione giuridica - a.a. 2017/18
Alla luce degli scenari odierni, sempre più sensibili agli effetti della globalizzazione, la comparazione giuridica non è più tesa semplicemente a cogliere differenze e analogie nei diversi sistemi giuridici, come illustrato da una risalente e prestigiosa tradizione di studi, ma anche a promuovere i processi di armonizzazione transnazionale e di costruzione di principi comuni. L'ambito del diritto europeo rappresenta in questo senso un laboratorio privilegiato di esperienze vitali.
L'uso del diritto straniero si va massicciamente diffondendo nelle decisioni giudiziali delle Corti di tutto il mondo. Esso svolge un ruolo crescente sia nella giustificazione delle interpretazioni delle disposizioni giuridiche sia nell'integrazione del diritto: le corti si scambiano criteri decisionali, armonizzano i contenuti del diritto su scala globale e costruiscono principi giuridici comuni.
Su un siffatto fenomeno si possono esprimere giudizi contrastanti. Può apparire un artificio retorico, evitabile e forse anche censurabile, dal momento che indebolisce l'autorità del diritto domestico, alterandone la regola di riconoscimento delle norme valide, oppure come il sintomo di un cambiamento della struttura dei nostri ordinamenti a cui le Corti si adeguano.
A questo e ad altri interrogativi tenterà di rispondere il ciclo di incontri, il quale, come sempre, vedrà impegnati docenti delle diverse discipline, in grado di testimoniare le trasformazioni prodotte nei diversi campi del diritto dall'inedita permeabilità dei confini interni e, nel contempo, le nuove opportunità offerte alla figura di un giurista colto e sensibile, che ne sia consapevole.
Sono intervenuti:
Pier Giuseppe Monateri
"I metodi della comparazione giuridica"
Baldassare Pastore
"Comparazione, interpretazione, positivizzazione"
Giuseppe de Vergottini
"Comparazione e diritto costituzionale"
Mario Pilade Chiti
"Comparazione e diritto amministrativo"
Diego Corapi
"Comparazione e diritto privato"
Alberto Cadoppi
"Comparazione e diritto penale"
Pasquale Pasquino
"Le esperienze della comparazione giuridica"
Matthew Finkin
"Cultural Insight in Comparative Labor Law"
Diritto e politica - a.a. 2016/17
Il rapporto tra diritto e politica ha segnato in maniera profonda la vicenda dello Stato moderno. Esso nasce con la positivizzazione del diritto, cioè con la sua liberazione da forze consuetudinarie e trascendenti sovraordinate per legarsi alla decisione politica, alla consapevole attività produttiva dell'uomo (politicizzazione del diritto); lo Stato moderno matura però come Stato di diritto, sottoponendo ai codici e alle costituzioni le forme e i contenuti delle sue decisioni (giuridificazione della politica) e realizzandosi come razionalità e ordinamento normativo.
La tensione costitutiva tra i due elementi resta un dato ineludibile: nessuna costituzione può eliminare la politica, nessuna politica può fare a meno dell'ordine giuridico.
Nel tempo presente, dominato dalla dimensione sovranazionale, si ripropone in termini inediti il tema di una legalità globale, capace di garantire al di sopra degli Stati e con la loro forza la tutela dei diritti inalienabili di ogni uomo (e non più soltanto del cittadino), alla luce dei solenni impegni della Carta delle Nazioni Unite. Nel contempo, sullo stesso scenario globale la nuova legalità deve mostrarsi in grado di costituire un argine e una guida nei confronti di quella pluralità di istituzioni pubbliche e private che regolano ambiti sempre più vasti e importanti della nostra vita quotidiana, dall'ambiente, al commercio, all'energia, alle comunicazioni, restando prive di connessione con le comunità politiche che vanno a regolare.
La tensione tra diritto e politica si manifesta oggi in modo particolare nel processo di trasformazione delle fonti del diritto massicciamente in atto, dove accanto al diritto proveniente dalle istituzioni politiche (hard law) riemergono con forza fonti non legislative (la consuetudine, il contratto, la giurisprudenza, la scienza giuridica) per operare come significativi formanti del mondo giuridico in un contesto di rinnovati rapporti tra società e Stato, in cui si rimettono in discussione le condizioni di un equilibrio sempre instabile tra il potere e le norme.
Sono intervenuti:
Gianluigi Palombella
"La politica come limite al diritto? Contrasti normativi oltre lo Stato"
Salvatore Mazzamuto
"Scienza giuridica, giurisprudenza, legislazione"
Vincenzo Cerulli Irelli
"Diritto amministrativo e politica"
Massimo Luciani
"Diritto costituzionale e politica"
Antonio Felice Uricchio
"Diritto finanziario e politica"
Giuseppe Guizzi
"Tutela del risparmio e politica del diritto"
Paolo Ridola
"Comparazione costituzionale e politica"
Giovanni Fiandaca
"Diritto penale e politica"
Ugo Mattei
"Ecologia e diritto civile: prove di dialogo"
Diritto e tecnologia - a.a. 2015/16
Lo sviluppo tecnologico delle società avanzate ha contribuito, negli ultimi
decenni, a trasformare il rapporto dell'individuo con l'ambiente e a ridisegnare
l'assetto geopolitico globale.
Il giurista contemporaneo è inevitabilmente immerso in questo processo, con
conseguenze sulla sua formazione, sulla sua attività, sul suo stesso ruolo
all'interno della società. La relazione fra nuove tecnologie e diritto si
esplica attraverso una significativa trasformazione degli strumenti di accesso
ai diritti, delle forme della loro tutela e della connessa attività ermeneutica.
Insieme al notevole impatto sulle figure giuridiche tradizionali, le nuove
tecnologie cooperano alla costruzione di nuove generazioni di diritti (si pensi,
in particolare, a quelli legati alle tecnologie informatiche e biomediche) e
sollecitano, per molti profili, il legislatore, il giurista teorico e
l'interprete.
Sono intervenuti:
Carla Faralli
"Diritto, diritti e nuove tecnologie"
Giorgio Spangher
"Processo penale e tecnologie"
Natalino Irti
"Diritto e tecnica" (in dialogo con Emanuele Severino e Luigi Mengoni)
Marcello Clarich
"Tecnologie, amministrazioni e sviluppo economico"
Giuliano Amato
"I diritti e le tecnologie"
Vincenzo Di Cataldo
"Brevetti per invenzione e incentivazione della ricerca scientifica e
tecnologica"
Vincenzo Zeno-Zencovich
"La rivoluzione dei Big Data"
Sergio Menchini
"I nuovi saperi e il processo: per una maggiore efficienza e per una decisione
giusta"
Diritto ed Economia - a.a. 2014/15
Quale rapporto intercorre tra diritto ed economia? Come si è evoluta tale
relazione? Quanto
incide su di essa l'indubitabile spostamento del baricentro verso lo
strumentario teorico dell'economia?
Questi interrogativi sono già di per sé sufficienti a far comprendere la
centralità del tema nel dibattito
giuridico dell'ultimo mezzo secolo, a seguito della crisi di una certa idea
neutra e autonoma,
non secolarizzata, del diritto. Ciò soprattutto in considerazione della
crescente esigenza del
giurista di confrontarsi con l'altro da sé.
Il tema del rapporto tra diritto ed economia può essere affrontato da tre
angolazioni: in primo
luogo, va valutato quanto i rapporti economici e finanziari finiscano per
incidere, erodere o modificare
i paradigmi della cittadella giuridica edificata nel corso dei secoli, con la
conseguente
trasformazione del ruolo del giurista; in secondo luogo, sono sempre più
frequenti le occasioni di
ibridazione tra le due aree di studio, per cui si può tentare un bilancio in
ordine agli studi di law
and economics, considerare se i modelli teorici economici possano fornire un
contributo all'argomentazione
giuridica o, viceversa, valutare quale apporto possa dare la riflessione
giuridica agli
studi economici; in terzo luogo, nei diversi rami della scienza giuridica le
vicende economiche,
ma anche i principi e gli istituti correlati all'evoluzione delle scienze
economiche, sono andati acquisendo
sempre maggiore rilievo (ad esempio, i reati economici e finanziari nel diritto
penale; la
regolazione pubblica e la tutela della concorrenza nel diritto amministrativo e
nel diritto dell'economia;
l'elaborazione di standard giuridici per la limitazione dei rapporti economici e
finanziari
nel diritto internazionale; e così via).
Si tratta, insomma, di ragionare attorno ai confini delle lande del diritto, ma
anche di riflettere sul
mutamento della conformazione interna del territorio giuridico. Cambiamenti
all'esterno e
all'interno del perimetro in ordine ai quali l'economia sta giocando un ruolo
decisivo.
Sono intervenuti:
Roberto Pardolesi
"A che serve l'analisi economica del diritto?"
Giovanni Pitruzzella
"Tutela della concorrenza e proprietà intellettuale"
Maria Rosaria Ferrarese
"Vie della privatizzazione del diritto e percorsi dell'economia politica"
Nicolò Lipari
"Il problema della 'giustizia' del contratto"
Luisa Torchia
"Diritto ed economia tra Stato e mercato"
Roberto Weigmann
"L'analisi economica della società per azioni"
Gabriele Fornasari
"L'analisi economica del diritto penale"
Quale certezza? Certezza e incertezze del diritto tra teoria e prassi - a.a. 2013/14
La nozione di certezza del diritto contiene una pluralità di
accezioni eterogenee, distinte e qualche volta divergenti. Esprime la
conoscibilità delle prescrizioni da parte dei destinatari e/o la loro effettiva
conoscenza, ma anche la stabilità della regolamentazione giuridica nel tempo; la
prevedibilità dell'intervento degli organi decisionali in sede di applicazione
delle norme e l'esito delle loro decisioni, ma anche la fedeltà ai precedenti,
l'omogeneità dei criteri di interpretazione giuridica, la controllabilità delle
argomentazioni addotte nelle decisioni e nelle motivazioni. Essa implica
univocità delle qualificazioni giuridiche, ma anche coerenza e completezza
dell'ordinamento come sistema e chiarezza del quadro delle fonti normative;
nella sostanza esige la sottoposizione del giudice alle norme, ma anche il
rispetto dell'eguaglianza dei cittadini e la difesa contro gli abusi del potere.
Molte di queste accezioni sembrano tuttavia aver perduto il
credito necessario per fornire al diritto con la certezza la sua peculiare
sostanza e il suo valore etico e politico.
Non soltanto la pratica, da lungo tempo disincantata, ma la stessa
teoria del diritto sembrano oggi compatibili con un diritto "incerto", plurale
nelle fonti, flessibile nelle strutture e opinabile negli esiti. È lontana l'età
dell'oro della certezza illuministica e giuspositivistica, che faceva dire
ancora a Norberto Bobbio che un diritto incerto non era neppure diritto,
tuttavia l'istanza etico-politica che anima l'esigenza della certezza rimane
viva e irrinunciabile.
Se non è più un fatto, la certezza del diritto resta un valore, al
punto da indurci a invocare "il diritto alla certezza" e a rimetterlo al centro
del dibattito dei giuristi.
Sono intervenuti:
Joseph Weiler
"Incertezze sulla cittadinanza in Europa"
Paolo Ferrua
"La certezza del diritto nel processo penale"
Massimo Miola
"Certezza del diritto ed attività d'impresa"
Luigi Ferrajoli
"Per una scienza della legislazione. Il dissesto del linguaggio legale e il
crollo della certezza del diritto"
Marta Cartabia
"La ragionevole certezza del diritto"
Luigi Stortoni
"La certezza del diritto: irrinunciabile chimera del penalista"
Mario Nuzzo
"La certezza del diritto tra giurisdizione e legislazione"
Michele Tamponi
"Certezza del diritto e successioni per causa di morte"
Le promesse della Costituzione - a.a. 2012/13
Ogni costituzione stabilisce per gli uomini appartenenti a un
territorio un sistema esclusivo di produzione del diritto. In tale àmbito i soli
atti in grado di rivendicare un carattere giuridico vincolante sono quelli da
essa autorizzati. Il primo impegno di una costituzione consiste dunque nel porre
il potere sotto l'impero del diritto, negando l'abuso e la sopraffazione. Nella
Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 era scritto che una
società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata "non ha costituzione".
Ma una costituzione non è soltanto lo scheletro giuridico di una
società, è anche la proposta di un ideale che si proietta nel futuro per
trasformare la società. La Costituzione del nostro Paese, come altre nate nel
secondo dopoguerra, è segnata dalla presenza, accanto alle regole formali e
procedurali che disciplinano la formazione dei poteri e delle norme, di un
complesso di princìpi etico-politici sovraordinati alle leggi, che attendono di
essere elaborati e attuati. Si tratta di una tavola di valori fondamentali che
la Costituzione non intende solo "descrivere", ma anche difendere, promuovere e
ampliare, con la consapevolezza delle difficoltà connesse al loro carattere
composito, plurale, persino conflittuale. La Repubblica "riconosce",
"garantisce", "promuove", "favorisce", "tutela": tutte formule che indicano
ideali e obiettivi impegnativi per l'avvenire. Ma si tratta nel contempo di
princìpi pienamente normativi, non meramente programmatici, parti essenziali del
nostro diritto positivo.
Il primato del lavoro, il fecondo quanto difficile equilibrio tra
eguaglianza formale e sostanziale, l'economia sociale di mercato, la funzione
sociale della proprietà, il rifiuto della guerra e l'impegno per la pace, la
libertà religiosa, i diritti civili, la difesa della famiglia, la condizione
femminile, la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi, il giusto
processo, l'imparzialità dell'amministrazione pubblica, il sistema delle
autonomie, il controllo di costituzionalità delle leggi: un elenco parziale di
princìpi (e promesse) che richiedono l'impegno della scienza giuridica, il
funzionamento delle istituzioni democratiche e la mobilitazione delle energie
morali e politiche dei cittadini.
La scienza giuridica offre il suo contributo riflettendo
sull'attuazione del dettato costituzionale nei diversi campi del diritto e
fornendo nel contempo il terreno di verifica del tessuto civile di cui tutti
siamo parte.
Sono intervenuti:
Maurizio Fioravanti
"Pubblico e privato: i princìpi fondamentali della Costituzione"
Michele Ainis
"Le parole della Costituzione"
Carlo Federico Grosso
"Processo giusto e processo ingiusto fra legislazione e prassi giudiziarie"
Mario Rusciano
"Diritti dei lavoratori e mutamenti economico-produttivi"
Marco Cammelli
"Regioni e regionalismo: 1948-2013"
Mario Libertini
"La Costituzione economica"
Pietro Rescigno
"L'eguaglianza sostanziale davanti alla legge"
Giampiero Balena
"Princìpi costituzionali e processo civile"
Ius non scriptum. Crisi della legge e produzione 'privata' del diritto - a.a. 2011/12
I giuristi hanno espresso talvolta tale differenza mediante la dicotomia fra "ius scriptum" e "ius non scriptum", laddove il diritto scritto indica non esattamente la sua forma quanto piuttosto la sua origine dalla volontà del legislatore statale, mentre il diritto non scritto indica l'espressione delle forze sociali.
Sono proprio le fonti non statali ad aver conosciuto nell'epoca presente una riemersione degna di nota sul piano degli ordinamenti nazionali come pure sul piano internazionale e/o sovranazionale in ragione del mutamento dei rapporti tra società e Stato e dell'apertura di scenarî globali inediti.
La consuetudine, il contratto, il diritto giurisprudenziale, il diritto dei giuristi, sottovalutati nell'ambito delle fonti caratteristiche degli Stati nazionali, si ripropongono a integrazione della dimensione statale mediante modalità e soggetti nuovi.
I campi del "soft law", la "corporate governance" globale, la "lex mercatoria", la "lex Internet", i "principî unidroit", la "lex sportiva" sono esempî eloquenti di produzione giuridica di origine privata, elaborata e resa pubblica in virtù della sua capacità tecnica, settoriale, di offrire modelli efficaci e condivisi di regolamentazione all'insegna di un'idea di effettività giuridica che attraversa i dispositivi teorici della modernità filosofico-giuridica.
Si va realizzando una presa di distanza dal modello sistemico, di matrice giuspositivistica, che intendeva il diritto come un prodotto autoreferenziale, legato a una precisa gerarchia delle fonti normative e a un'applicazione tecnica affidata in via esclusiva a soggetti abilitati. Oggi l'ordine giuridico si pone tendenzialmente come un sistema aperto, pronto a recepire nuovi soggetti e nuove forme di partecipazione alla produzione normativa.
Sono intervenuti:
Francesco De Sanctis
"Ius e lex.
Legislatori, giudici e giuristi tra Antico e Moderno"
Francesco Paolo Casavola
"Ius scriptum e
ius non scriptum nell'esperienza giuridica romana"
Vincenzo Di Cataldo
"L'esperienza
italiana dell'autodisciplina pubblicitaria"
Pier Giuseppe Monateri
"L'ambiguo
rapporto tra legge e 'costume'"
Antonio Ruggeri
"Costituzione scritta e
diritto costituzionale non scritto"
Raffaele De Luca Tamajo
"Le fonti
extralegislative nel diritto del lavoro"
Tullio Padovani
"Ius non scriptum e
crisi della legalità nel diritto penale"
Sergio M. Carbone
"Due codificazioni di
diritto non scritto del commercio internazionale: la CGIS e gli Unidroit
Principles"
La ragionevolezza del diritto - a.a. 2010/11
La ragionevolezza è un concetto elusivo, sfuggente ai tentativi di formalizzazione teoretica e di classificazione giuridica. Da un punto di vista filosofico, essa stabilisce un rapporto fecondo con la razionalità, che include senza esserne assorbita; ne rappresenta piuttosto un arricchimento, un ampliamento verso questioni non ricomprese nella logica apodittica, anche se con esiti meno certi. Da un punto di vista giuridico, essa segnala la necessità di coniugare la certezza del diritto con il bisogno di equità. Ecco perché, nonostante un'invincibile vaghezza, questa nozione si è fatta strada fino a diventare una componente essenziale dell'idea di ordinamento.
Come è noto, il giudizio di ragionevolezza è sorto nell'ambito di un ripensamento dell'eguaglianza come categoria costituzionalistica; in particolare, dalla dissociazione tra eguaglianza intesa come generalità del precetto legislativo ed eguaglianza intesa come giustificabilità della discriminazione effettuata in base a valutazioni sostanziali.
Oggi però non si limita più a esprimere una prerogativa del giudice costituzionale, o di qualsiasi altro giudice, ma si eleva al livello di garanzia interna allo Stato costituzionale di diritto, necessaria a governare i giudizi di valore espressi da tutti i poteri pubblici, trovando altresì peculiari sviluppi nelle relazioni tra i privati. La rilevanza del principio di ragionevolezza non può essere limitata al momento della patologia (al sindacato di legittimità), pena il disconoscimento della sua portata "architettonica", cioè della sua capacità di plasmare dall'interno il sistema giuridico. Se per ragionevolezza intendiamo l'accettabilità razionale di una decisione o di un'interpretazione, essa entra in azione in ogni momento della vita del diritto, ogni qual volta il sistema giuridico formale domanda di sintonizzarsi con la forma di vita di una comunità.
Sono intervenuti:
Massimo La Torre
"Dello spirito mite della legge. Ragione e ragionevolezza"
Enzo Cheli
"Stato costituzionale e ragionevolezza"
Fabio Merusi
"Ragionevolezza e discrezionalità amministrativa"
Salvatore Patti
"La ragionevolezza nel diritto civile"
Domenico Pulitanò
"Ragionevolezza e diritto penale"
Sergio Chiarloni
"La ragionevolezza delle garanzie processuali"
Giuseppe Tesauro
"La ragionevolezza nella giurisprudenza della Corte di giustizia"
Giuseppe Benedetto Portale
"Adeguatezza della congruità del capitale e principio di ragionevolezza"
Il diritto tra universalismo e particolarismo - a.a. 2009/10
Il diritto positivo è animato da due opposte esigenze: il bisogno di vincoli sicuri, capaci di dirigere le azioni ed evitare gli abusi e il bisogno di regole aperte, capaci di favorire la comunicazione fra estranei e l'integrazione fra diversi. Il primo movimento tende alla chiusura e alla forma compiuta; il secondo aspira all'universalità. In diversi momenti della nostra lunga civiltà giuridica le due esigenze hanno trovato un equilibrio.
In epoca premoderna l'"ordo iuris" si è configurato come un sistema complesso di "ius comune" e "ius proprium", fatto di integrazioni e deroghe e di reciproche compensazioni. Oggi l'aspirazione all'universalità si accompagna alla persistenza delle diversità locali e nazionali, settoriali e identitarie. E nei diversi ambiti la dialettica tra universalismo e particolarismo si coniuga in modi e cadenze peculiari.
Ciò vale sia se guardiamo a principi quali la "rule of law" e il "due process", ai processi di costituzionalizzazione, alla "lex mercatoria", di cui constatiamo l'affermazione, ma in modo diseguale nelle diverse dimensioni locali; sia se guardiamo al sistema del diritto penale, diritto per sua natura statale ma al cui interno coesistono principi, norme, corti sovranazionali; o all'unificazione del diritto e alla codificazione in ambito privatistico; o ancora al processo di integrazione europea, emblematico della interazione, coesistenza e, insieme, distinzione tra principi e discipline unitarie e ordinamenti degli Stati membri. Alcune problematiche, poi, quali quelle del commercio internazionale, del diritto societario, dell'ambiente, della comunicazione di per sé globali, sono tenute a confrontarsi inevitabilmente con la dimensione locale.
Sono intervenuti:
Paolo Grossi
"Il diritto tra universalismo e particolarismo"
Stefano Rodotà
"Lo spazio planetario e la tecnologia. Una nuova
dimensione dei diritti"
C. Massimo Bianca
"Il diritto tra universalismo e particolarismo:
categorie privatistiche e istanze di giustizia sociale"
Rodolfo Sacco
"Il diritto tra uniformazione e particolarismi"
Claudio Consolo
"Lo studio, la pratica e le radici del diritto
processuale civile nell'osmosi internazionale"
Francesco Palazzo
"Il diritto penale tra universalismo e
particolarismo"
Giuseppe Morbidelli
"Diritto amministrativo tra universalismo e
particolarismo"
Ugo Villani
"Valori comuni e rilevanza delle identità nazionali e
locali nel processo d'integrazione europea"
L'effettività - a.a. 2008/09
Nel pensiero moderno la normatività del diritto è tenacemente avvinta alla
sua effettività, in quanto la sua pretesa ordinatrice è rivolta a una realtà
sociale che chiede di essere regolata e condotta a unità; tuttavia,
l'implicazione è tale che la stessa capacità normativa dell'ordinamento richiede
una certa effettività, un grado di realizzazione come sua condizione implicita.
Solo in questi termini una pretesa fondata sull'"auctoritas" (anziché sulla "veritas")
può dispiegarsi realmente. Il diritto moderno esprime così nella relazione tra
dover essere normativo ed essere sociale una delle sue tensioni costitutive.
Oggi la crisi del modello sovranitario riespone alla pubblica discussione i
termini di questo problema. Per un verso, l'ipertrofia delle regole e la
sovrapposizione delle fonti e delle agenzie normative erodono l'effettività del
diritto; per altro verso, in tale scenario la fattualità mostra una rinnovata
capacità normativa, non più in quanto mera fattispecie prevista dalle regole del
diritto, ma in quanto elemento vitale e intrinseco al fenomeno giuridico.
Molteplici sono gli ambiti di verifica: dal contesto macroscopico delle problematiche internazionali e comunitarie alle esigenze di efficienza dell'amministrazione; dall'attuazione dei programmi d'azione all'effettività della tutela giurisdizionale e alla realizzazione dei diritti da parte delle Corti.
Sono intervenuti:
Alfonso Catania
"Diritto positivo ed effettività"
Marco D'Alberti
"L'effettività e il diritto amministrativo"
Sergio Carbone
"L'effettività nel diritto comunitario"
Carlo Enrico Paliero
"Il principio di effettività nel diritto
penale"
Gunther Teubner
"'Codes of Conduct' delle imprese multinazionali:
effettività e legittimità"
Andrea Proto Pisani
"La tutela sommaria tra efficienza ed
effettività"
Gaetano Silvestri
"L'effettività e la tutela dei diritti
fondamentali nella giustizia costituzionale"
Natalino Irti
"Il significato giuridico dell'effettività"
La concorrenza tra gli ordinamenti - a.a. 2007/08
Nell'esperienza contemporanea appare sempre più arduo considerare il diritto
come un sistema coerente ed unitario, dotato di una logica univoca nell'ottica
esclusiva degli ordinamenti statali; vi sono ormai molteplici livelli normativi,
non solo all'interno dei singoli ordinamenti nazionali, ma nel contesto del
diritto comunitario e internazionale e sulla scena del "diritto globale".
Gli
ordinamenti entrano tra loro in concorrenza, che può voler dire compresenza e
integrazione, ma anche sovrapposizione e conflitto, convergenza e competizione.
Così il reperimento delle regole giuridiche richiede sempre più prestazioni
interpretative e richiama la razionalità profonda del diritto stesso e il suo
valore ordinativo, secondo cui l'ordinamento fa riferimento alla pluralità, a
una realtà complessa che si tratta, appunto, di ordinare, conservandone la
ricchezza. Anche di fronte ad una radicale ricomposizione del paesaggio
giuridico, l'impegno del giurista permane volto a realizzare unità e coerenza e
ad assicurare al diritto una irrinunciabile dimensione ordinamentale.
Sono intervenuti:
Francesco Viola
"La concorrenza tra gli ordinamenti e la scelta del diritto"
Alessandro Pizzorusso
"Pluralità degli ordinamenti e sistema delle fonti del diritto"
Antonio Cassese
"L'apertura degli ordinamenti statali alla comunità internazionale"
Giuseppe Tesauro
"La concorrenza tra gli ordinamenti nella prospettiva comunitaria"
Hugh Ault
"La concorrenza fiscale: corsa verso l'alto o verso il basso?"
Valerio Onida
"La tutela dei diritti fondamentali e le Corti"
Paolo Spada
"Ordinamenti giuridici e giurisdizioni in concorrenza: il crepuscolo del
monopolio delle regole e dei giudici"
Salvatore Senese
"La risposta dei giudici italiani al conflitto tra gli ordinamenti"
Il diritto giurisprudenziale - a.a. 2006/07
Il passaggio dallo Stato liberale classico allo Stato sociale di diritto,
l'affermarsi dello Stato costituzionale, i processi di integrazione europea, il
delinearsi di un "diritto globale" hanno provocato un fenomeno significativo e
difficilmente reversibile di rivalutazione del momento giurisprudenziale del
diritto.
La moltiplicazione delle fonti normative ha portato con sé, in
maniera solo apparentemente contraddittoria, un incremento dei poteri del
giudice, dovuto proprio all'inflazione e alla svalutazione della legge. È
convinzione diffusa che oggi il lavoro di adeguamento del diritto alla realtà
sociale spetti anche, se non soprattutto, al giudice.
Ma se la crescita di questo potere segna in qualche modo una frattura con la tradizione giuridica e politica dello Stato di diritto continentale e un avvicinamento alle esperienze di 'common law', ciò non autorizza a considerare decaduto il vincolo del giudice al diritto, semmai ad abbandonare la sua versione centrata sulla legge, con risvolti delicati e complessi in ordine alla certezza del diritto e alla natura della conoscenza giuridica.
Sono intervenuti:
Giuseppe Zaccaria
"La giurisprudenza come fonte"
Francesco Donato Busnelli
"Diritto giurisprudenziale e responsabilità civile"
Michele Taruffo
"Precedente e giurisprudenza"
Giovanni Fiandaca
"Diritto penale giurisprudenziale tra orientamenti e disorientamenti"
Alessandro Criscuolo
"Il diritto giurisprudenziale, nomofilachia e interpretazione"
Renato Oriani
"Il principio della effettività della tutela giurisdizionale nella
giurisprudenza"
Stephen G. Breyer
"L'attività di interpretazione costituzionale della Corte Suprema degli Stati
Uniti"
Giuseppe Tesauro
"Il ruolo della Corte di giustizia nel processo di integrazione comunitaria"
Gustavo Zagrebelsky
"Il giudice delle leggi artefice del diritto"
Le categorie del costituzionalismo contemporaneo - a.a. 2005/06
La matrice storica e teorica dello Stato costituzionale sta nel riconoscimento della democrazia pluralista e nel dispiegamento dei diritti (di libertà) e dei doveri (di giustizia) che trovano nelle costituzioni adottate nel nostro tempo il loro fondamento normativo. Nello Stato costituzionale si modificano i termini classici della separazione dei poteri; si rinnovano ruolo e funzioni delle istituzioni; il diritto subisce una trasformazione strutturale: da diritto per regole a diritto per principi; si ridefiniscono i compiti della giurisdizione e della scienza giuridica. Oggi, poi, lo Stato costituzionale si trova a fronteggiare nuove radicali sfide poste dalle trasformazioni del mondo contemporaneo.
Sono intervenuti:
Michele Scudiero
"I caratteri dello Stato costituzionale"
Enzo Cheli
"Lo Stato costituzionale. Radici e prospettive"
Michel Troper
"La nuova separazione dei poteri"
Guido Alpa
"La certezza del diritto nell'età dell'incertezza"
Sabino Cassese
"Oltre lo Stato. Verso una costituzione globale?"
Pietro Costa
"Democrazia politica e Stato costituzionale"
Gustavo Zagrebelsky
"Fragilità e forza dello Stato costituzionale"
Crisi e ridefinizione dei concetti giuridici - a.a. 2004/05
La crisi della sovranità, quale si manifesta a partire dalle costituzioni del secondo '900, è accentuata dai fenomeni geopolitici e socioeconomici determinatisi dopo il 1989. Lo 'Stato', lo 'spazio', le 'persone', il 'mercato' non sono più quelli su cui ha lavorato la scienza giuridica del Novecento. L'inadeguatezza delle categorie giuridiche impone una loro radicale riproblematizzazione, nonché una possibile ridefinizione.
Sono intervenuti:
Gustavo Zagrebelsky
"Essere delle istituzioni"
Stefano Rodotà
"Il passaggio dal soggetto alla persona"
Paolo Grossi
"Il diritto tra potere e ordinamento"
Giuseppe Tesauro
"Sovranità degli Stati e integrazione comunitaria"
Pietro Rescigno
"Persone e gruppi sociali"
Francesco Paolo Casavola
"Dal diritto romano al diritto europeo"
Natalino Irti
"Nichilismo e concetti giuridici"
XHTML 1.0 | CSS 3 | Conforme alle linee guida per l'accessibilità ai contenuti del Web - livello tripla A
© 2004/24 Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli | Crediti